Fermo – 27 Gennaio 2018 – Non scrivendo più da diversi mesi, ospito con piacere su questo blog le bellissime riflessioni del collega Francesco Marconi sul lavoro dei giornalisti e l’importanza storica del racconto e della memoria, riflessione che, non a caso, arriva nel Giorno della Memoria.
Certa gente, specie certi “giornalisti” da 4 soldi, dovrebbe fare un giro in certi posti per schiarirsi le idee. Purtroppo certi “giornalisti”, ignoranti e bacati di testa, sanno sì e no come si chiamano e finiscono con il fare i buffoni davanti alla telecamera credendo di vendere porchetta di fronte un fatto di cronaca o di politica o di qualsiasi genere.
Mi scuso nei confronti dei veri giornalisti per aver associato questo nome a gente che neanche sa cosa sia una notizia.
I veri giornalisti sono quelli che stanno sul campo giorno e notte, che la mattina si alzano presto oppure, a volte, non dormono neanche, per dare sempre la notizia esatta e sempre aggiornata e, soprattutto, per fornire un servizio impeccabile ai propri lettori e telespettatori.
I veri giornalisti sono quelli che prendono testate in faccia dal mafioso e dal cretino di turno, quelli che, durante il G8 di Genova o qualsiasi altra manifestazione dove ci siano stati scontri, hanno messo a repentaglio la propria vita per raccontarci la verità.
Il vero giornalista non è di destra nè di sinistra nè di centro, la sua notizia è imparziale, il suo scopo è il racconto della verità.
Il vero giornalista è quello che ha accanto il suo operatore di ripresa che, molte volte, non dorme, va sempre davanti a tutti e, soprattutto, non compare nei titoli, ma il vero giornalista sa bene che, se porta a casa un grande servizio, lo deve sopratutto a lui, l’operatore, che, in certe situazioni, si butta nella mischia per prendere l’immagine del secolo.
Certi “giornalisti” invece sono semplici ciarlatani che si credono onnipotenti, che ignorano cosa sia la storia e restano ad aspettare che la notizia capiti loro sotto casa.
La giornata della memoria è anche questa, perchè, di sicuro, se abbiamo saputo degli orrori nei campi di concentramento o nei paesi colpiti da qualsiasi guerra, il merito è dei giornalisti, dei fotografi e degli operatori che si sono spinti là, per raccontare la storia, affinchè la storia non fosse dimenticata.
Grazie a:
In Sicilia: Cosimo Cristina (1935-1960), Termini Imerese (Palermo)
Mauro De Mauro (1921-1970), Palermo
Giovanni Spampinato (1946-1972), Ragusa
Giuseppe Impastato (1948-1978), Cinisi
Mario Francese (1925-1979), Palermo
Giuseppe Fava (1925-1984), Catania
Mauro Rostagno (1942-1988), Lenzi Di Valderice (Trapani)
Giuseppe Alfano (1945-1993), Barcellona Pozzo Di Gotto (Messina)
A Napoli: Giancarlo Siani (1959-1985)
A Torino: Carlo Casalegno (1916-1977)
A Milano: Walter Tobagi (1947-1980)
Lontano Dall’italia:
Italo Toni E Graziella De Palo, Scomparsi In Libano Il 2 Settembre 1980
Almerigo Grilz, (1953-1987) Morto In Mozambico
Guido Puletti (1993), Bosnia
Marco Luchetta, (1952-1994), Mostar (Bosnia) insieme agli operatori della Rai di Trieste Alessandro Ota e Dario D’angelo
Ilaria Alpi (1961-1994), Mogadiscio, Somalia, con L’operatore Milan Hrovatin
Gabriel Gruener (1963-1999), Brazda, Macedonia
Antonio Russo, (1960-2000), Tiblisi, Georgia
Maria Grazia Cutuli (1962-2001), Afghanistan, Sulla Strada Che Da Jalalabad Porta A Kabul. Insieme a lei uccisi: L’inviato Di El Mundo Julio Fuentes E due Corrispondenti dell’agenzia Reuters, l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari
Raffaele Ciriello (1959-2002), Ramallah, Cisgiordania
Enzo Baldoni (1948–2004), Najaf, Iraq
Vittorio Arrigoni (1975-15 Aprile 2011), Gaza
Andrea Rocchelli (1983-24 Maggio 2014) , Slavianks, Ucraina
Simone Camilli (1979-13 Agosto 2014) Gaza
Francesco Marconi,
un operatore
Grazie a Francesco per questa riflessione e grazie, soprattutto, ai giornalisti, ai fotografi e agli operatori che hanno dato la vita per raccontare la verità. Ricordiamoci tutti che se il giornalismo, quello vero, può cambiare, in meglio, il mondo, il falso giornalismo rischia di cambiarlo in peggio, mettendo in pericolo la nostra stessa società e il nostro futuro.