Il Consiglio comunale di San Severino Marche, “riconoscendo nella sua figura i valori di libertà di studio, di libertà di pensiero e di libertà alla partecipazione pubblica”, ha conferito la cittadinanza onoraria a Patrick George Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna recluso da oltre un anno nel suo Paese.
L’Assise settempedana ha votato all’unanimità un ordine del giorno che era stato sollecitato da diverse associazioni cittadine, emendando un testo iniziale nel quale si chiedeva il riconoscimento della cittadinanza italiana al giovane arrestato il 7 febbraio 2020 e da allora detenuto nelle carceri egiziane in attesa di processo.
“Un ragazzo che incarna appieno lo spirito più positivo dei nostri tempi, affamato di conoscenza, aperto al mondo e alla sua diversità, di cui purtroppo ci ritroviamo oggi a parlare, non per l’esempio che può donarci, ma per la triste vicenda che lo ha colpito” – è stato spiegato nel testo che ha accompagnato l’ordine del giorno.
L’Assise settempedana, inoltre, si è anche impegnata a chiedere al Governo italiano di “promuovere in tutte le sedi istituzionali azioni opportune, con particolare riferimento all’Unione Europea, affinché si attivino per il rilascio di Patrick George Zaki”.
La storia di Zaki
Ricercatore presso la Ong egiziana Egyptian Initiative for Personal Rights, Patrick Zaki nell’agosto 2019 si trasferisce in Italia per partecipare al Gemma, un corso di laurea magistrale presso l’Università di Bologna, inserito nel programma Erasmus Mundus, con curriculum dedicato agli studi di genere e delle donne. La mattina del 7 febbraio 2020, rientrando nel suo paese, per una visita ai suoi familiari presso la sua città natale, Mansoura, all’aeroporto del Cairo, agenti dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale egiziana lo hanno preso in custodia, facendolo sparire per le successive 24 ore. Inconsapevole del mandato d’arresto che pendeva sulla sua testa da settembre 2019, Patrick compare l’8 febbraio di fronte ad un pubblico ministero insieme ad una lista di accuse, tra cui la pubblicazione di voci e notizie false volte a disturbare la pace e fomentare il caos, l’incitamento alla protesta, la richiesta del rovesciamento dello Stato, nonché la gestione di un account social attraverso il quale avrebbe istigato all’utilizzo della violenza e di atti terroristici con il fine di minare l’ordine precostituito e la sicurezza pubblica. La carcerazione continua ad essere prolungata, per un approfondimento delle indagini mai avvenuto, in una situazione sempre più complessa a causa della pandemia da Sars-Cov2, con seri rischi legati alle condizioni di Patrick, asmatico, ed alle condizioni del carcere di Tora in cui oggi si trova. Nessuna certezza per il futuro, nessun rinvio a giudizio, solo ulteriori prolungamenti della custodia cautelare.