L’obiettivo è aumentare il numero delle strutture penitenziarie
marchigiane coinvolte nei progetti agricoli formativi e riabilitativi,
con l’inserimento della Casa detentiva di Pesaro e l’ampliamento
delle attività zootecniche a Barcaglione di Ancona. Contestualmente si
avvieranno le attività già previste a Monteacuto di Ancona e
proseguiranno quelle svolte nel carcere di Ascoli Piceno. Lo strumento
per regolamentare queste iniziative è rappresentato dal rinnovo del
protocollo tra Regione Marche e il Provveditorato dell’amministrazione
penitenziaria per l’Emilia Romagna e le Marche. A Palazzo Raffaello
(sede della Giunta regionale), il vicepresidente Mirco Carloni,
assessore all’Agricoltura e il provveditore Gloria Manzelli hanno
sottoscritto l’intesa che sosterrà i progetti di orticoltura sociale
e didattica, promossi insieme all’Assam, nelle carceri marchigiane,
nel periodo 2021-2023. “Sono progetti che offrono dignità e
prospettive sociali alle persone coinvolte – ha evidenziato Carloni
– Chi sconta una pena detentiva deve avere una formazione e
possibilità lavorative. Su questi parametri si misura il nostro livello
di civiltà: non c’è un dentro e un fuori incolmabile, non ci sono
divisioni che non possano essere superate con una progettualità
concreta e formativa, capace di offrire opportunità di
reinserimento”. Il provveditore Manzelli ha sottolineato come il
decennale rapporto di collaborazione con la Regione Marche punti
“all’obiettivo, condiviso e comune, della risocializzazione dei
detenuti. Un progetto che implica una professionalizzazione delle
persone, esaltando il legame con il territorio. Al detenuto offriamo una
scelta di non recidiva, di vita diversa. Non costruiamo cattedrali nel
deserto, ma come dimostra la fattoria di Barcaglione, produciamo
prodotti di eccellenza legati al territorio marchigiano, altamente
concorrenziali sul mercato. Non cerchiamo vie agevolate, ma puntiamo a
imporci con la qualità delle produzioni, convinti che l’impegno
sociale e l’aspetto economico facciano la differenza”. Il direttore
degli istituti penitenziari di Ancona (Montacuto e Barcaglione) Manuela
Ceresani ha ricordato che “da anni lavoriamo a realizzare opportunità
per il reinserimento dei detenuti. L’orto sociale attivato è
un’esperienza quasi unica in Italia nel settore penitenziario. Diamo
un’opportunità per il cambiamento, lavoriamo al reinserimento sociale
del detenuto come prescritto dall’ordinamento penitenziario e dalla
Costituzione. Le opportunità di lavoro acquisite e la crescita
professionale raggiunta andranno poi spese per reinserirsi nella
società in maniera operosa e attiva”. “Orto sociale in carcere”
rappresenta un’articolazione del più vasto progetto regionale di
agricoltura sociale e didattica denominato “Ortoincontro”. Il
settore che coinvolge gli istituti penitenziari valorizza la vocazione
agroalimentare del territorio. I detenuti coinvolti, individuati dal
Provveditorato sulla base di una sottoscrizione volontaria di un patto
di “alto profilo trattamentale”, mira alla riabilitazione del
detenuto, coinvolgendolo nei processi produttivi stagionali e al suo
inserimento lavorativo, al termine della pena, nel settore agricolo,
grazie alle competenze acquisite. Il protocollo individua le attività
che verranno svolte nelle Case circondariali. A Montacuto di Ancona,
quelle legate alla vitivinicoltura (con l’impianto di un vigneto) e
all’orticoltura. Ad Ascoli Piceno si continuerà con l’orticoltura
già avviata. A Pesaro si punterà sul vivaismo, a supporto delle
attività orticole svolte nelle altre strutture detentive marchigiane. A
Barcaglione di Ancona verranno invece implementate e diversificate le
attività agricole avviate da tempo, essendo stata la prima struttura
coinvolta nel progetto. L’orto, grazie a un invaso meteorico, è
coltivato da sei anni, con la collaborazione di tutors pensionati della
Coldiretti di Ancona, coinvolgendo quasi la metà dei detenuti.
Successivamente sono state sviluppate altre attività agricole, su un
terreno demaniale di due ettari che ha consentito la nascita
dell’Azienda Barcaglione. Annovera un uliveto da 300 olivi (di
varietà autoctone marchigiane), le cui olive vengono raccolte e
lavorate direttamente in un mini frantoio interno per la produzione di
diversi oli monovarietali. Dispone anche di una serra di circa 450 mq
per la produzione di talee di olivo (rametto destinato a radicarsi), da
due anni riconvertita alla coltivazione di frutti rossi (more, lamponi,
mirtilli), gestita da una società agricola che assume un paio di
detenuti per la lavorazione stagionale. Ha poi un apiario di 20 famiglie
di razza Ligustica (ape italiana) per la produzione di miele. A fine
2020 Barcaglione ha avviato un allevamento di ovini da latte per la
produzione di formaggio. Con il nuovo protocollo verrà implementata
l’attività zootecnica attraverso la realizzazione di un piccolo
pollaio per l’allevamento di galline ovaiole della pregiatissima razza
autoctona “Ancona”, pressoché scomparsa dal territorio. A questo
progetto collaboreranno, oltre l’Assam, l’Istituto zooprofilattico
Umbria Marche e la Federazione regionale Coldiretti.
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