La scadenza di aprile per presentare progetti di investimento con il Recovery Fund non consente distrazioni: questa potrebbe essere l’unica e ultima occasione per realizzare il grande sogno della Metropolitana Mare-Monti sulle tracce dell’ex Ferrovia Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola.
Da sottolineare che oggi una ferrovia intercetterebbe significativamente la popolazione che si è spostata lungo la vallata del Tenna, dove sorgono industrie, mentre prima era concentrata sulle alture.
L’attivazione del nuovo Ospedale provinciale di Campiglione porterà ad una crescita della mobilità da/per Porto S. Giorgio e Fermo. Una Metrotramvia sarà la soluzione per decongestionare le strade e ridurre l’inquinamento. Il sistema Treno-Tram si potrà prolungare fino a Servigliano, mentre dal centro clementino ad Amandola la ferrovia potrà avere carattere turistico-ambientale.
Si utilizzi il Recovery Fund, intanto, per realizzare il collegamento Porto S. Giorgio-Fermo-Girola-
Va sollecitata immediatamente la Provincia di Fermo, che deve condividere e sostenere l’iniziativa verso la Regione Marche. Questa, nell’ottica di migliorare la mobilità dolce in tutto il territorio, particolarmente verso le zone interne e terremotate, deve inserire il progetto in un più generale piano di rilancio da presentare al Governo Draghi. Si dovrà poi creare un Consorzio tra i comuni interessati, come all’epoca della realizzazione della vecchia linea ferroviaria, concepita sin dal 1877 (addirittura inizialmente ne erano ben 45).
Quali devono essere i principali attori locali per ottenere successo nella prima fase? Essendo l’opera una ferrovia turistico-ambientale, ma che trasporterà pendolari studenti e lavoratori in ogni stagione, metterei il Parco nazionale dei Monti Sibillini e le Unioni Montane dei Sibillini (con sede a Comunanza) e dei Monti Azzurri (con sede a San Ginesio). Dovranno svolgere una parte attiva importante la CNA provinciale di Fermo, la Confindustria, il GAL Fermano ma anche la provincia di Macerata (il treno aveva una propria stazione a Monte San Martino) e la STEAT. Dovranno essere poi coinvolte le Associazioni di categoria, i Sindacati, gli Ordini professionali, Italia Nostra con le Associazioni ambientaliste e il Centro Studi e Ricerche “G. B. Carducci”.