Tournée marchigiana, su iniziativa di AMAT con i Comuni del territorio, per Nancy Brilli e Chiara Noschese protagoniste di Manola di Margaret Mazzantini, regia di Leo Muscato. Lo spettacolo, proposto nei maggiori teatri italiani, arriva in scena oggi 2 marzo al Teatro Pergolesi di Jesi, dal 3 al 5 marzo al Teatro della Fortuna di Fano e l’8 e 9 marzo al Teatro dell’Aquila di Fermo.
“Due sorelle gemelle in contrasto tra loro, come due pianeti opposti nello stesso emisfero emotivo. Anemone, sensuale e irriverente, che aderisce ad ogni dettaglio della vita con vigoroso entusiasmo, e il suo opposto Ortensia, uccello notturno, irsuta e rabbiosa creatura in cerca di una perenne rivincita. Le due per un gioco scenico – racconta Margaret Mazzantini – si rivolgono alla stessa terapeuta dell’occulto e svuotano il serbatoio di un amore solido come l’odio. Ed è come carburante che si incendia provocando fiamme teatrali ustionanti, sotto una grandinata di risate. In realtà la Manola del titolo, perennemente invocata dalle due sorelle, interlocutore mitico e invisibile, non è altro che la quarta parete teatrale sfondata dal fiume di parole che Anemone e Ortensia rivolgono alla loro squinternata coscienza attraverso un girotondo di specchi, evocazioni, malintesi, rivalse canzonatorie. Una maratona impudica e commovente, che svela l’intimità femminile in tutte le sue scaglie. Come serpenti storditi le due finiranno per fare la muta e infilarsi nella pelle dell’altra, sbagliando per l’ennesima volta tutto. Perché un equivoco perenne le insegue nell’inadeguatezza dei loro ruoli esistenziali. Un testo sfrenato che prevede due interpreti formidabili per una prova circense senza rete. Ma che invoca l’umano in ogni sua singola cellula teatrale”.
“Manola è un testo pirotecnico – prosegue Leo Muscato -, un flusso di parole e di pensieri che catapultano lo spettatore da una parte all’altra della propria immaginazione; è un blob di discorsi a metà strada tra la follia tragicomica di Beckett e l’ironia sferzante dei fratelli Marx. Protagoniste sono Anemone e Ortensia, due gemelle alquanto anomale. Per una manciata di secondi sono nate in due giorni diversi, una giovedì 16, l’altra venerdì 17. Forse è anche per questo che le loro personalità, i loro caratteri hanno assunto dimensioni opposte. Una è libera, aperta, positiva e propositiva; l’altra è oppressa, chiusa, negativa e insicura; una ignorante, l’altra coltissima; una piuttosto superficiale, l’altra eccessivamente ideologizzata; una veste sempre di rosso, l’altra solo di nero; una punta tutto sulla sua bellezza, l’altra si sente sempre e solo un “ciofegone”. Si detestano con tutte le forze, ma non riescono a fare a meno l’una dell’altra. Non si scambiano una parola; entrambe si rivolgono a una certa Manola, forse una maga, un’analista, una divinità ultraterrena, un’amica immaginaria, o soltanto la loro coscienza. Attraverso monologhi incrociati assurdi ed esilaranti prendono forma i loro tragicomici pensieri, paure, ricordi, invenzioni, che sembrano prefigurare un futuro con le stesse dinamiche relazionali del loro passato. Ma a un certo punto nella loro vita compare un uomo multiforme, che arriva a stravolgere le loro esistenze, sovvertendo tutte le loro piccole grandi certezze. Da alcune cose che dicono si evince che le due vivano nel vecchio albergo ormai in disuso ereditato dai loro genitori. Dormono sempre nella stessa camera e nello stesso letto, come quando erano bambine. Ma adesso questa stanza è invasa da una massa informe, molliccia e schifosa, una melma che lentamente si sta mangiando tutta la stanza. Ma Anemone e Ortensia sono due fiori che sanno resistere alle brutture del mondo che le circonda e sanno renderlo più bello”.