Le Marche sono la regione dei teatri, caratterizzate cioè da un una “densità” teatrale rispetto alla popolazione e al numero di Comuni che non ha uguali in Italia e forse nel mondo. Basti pensare che le “ piccole” Marche hanno sul proprio territorio più teatri che tutta l’Italia meridionale. Insomma, non solo le Marche del Museo diffuso, ma in egual misura le Marche del Teatro diffuso.
Un “caso Marche” peculiare e originale, degno di essere riconosciuto come patrimonio mondiale dell’umanità. E’ da queste considerazioni che è scaturita la volontà dell’assessore regionale alla Cultura Giorgia Latini di sottoporre all’Ufficio UNESCO del Segretariato generale del Ministero della Cultura, l’esame di una proposta di una candidatura UNESCO dei Teatri storici marchigiani, per l’iscrizione nella Lista propositiva italiana, come un unicum.
Un patrimonio unico sotto molti profili: per capillarità dei 68 teatri storici, sotto il profilo architettonico e artistico (alcuni “gioielli” furono progettati dai più famosi architetti teatrali dell’epoca), per livello culturale, per la funzione sociale a cui hanno assolto nei secoli: ogni più piccolo comune con il suo teatro al centro del nucleo storico conquistava una compiuta autonomia e autosufficienza e un ruolo di prestigio nel territorio circostante, rispondendo anche ad un più complesso processo di aggregazione sociale e di rilancio occupazionale
della comunità.
Il “caso Marche” alla luce della sua storia e della sua tradizione teatrale, per unicità nel contesto nazionale e valore artistico e socio-culturale, potrebbe soddisfare i requisiti di riconoscimento UNESCO, quale espressione e tradizione che una comunità riconosce come parte integrante del proprio patrimonio culturale tanto da garantire un
senso di identità e continuità.
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