Si è tenuto sabato 12 giugno 2021, dalle ore 10 alle 13, l’8° Meeting Nazionale dei Giornalisti di Grottammare, nelle Marche. L’incontro, che si è tenuto in diretta streaming ( anche televisiva sul canale 211 FM TV) dalla località marchigiana e ha visto la partecipazione di centinaia di persone, molte delle quali operatori della comunicazione, provenienti da tutto il territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.
Al centro della discussione, infatti, c’è stato “Il prossimo senza frontiere”, tema che prende spunto dall’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti”. Tema che per l’occasione è stato declinato in tre distinte sotto-tematiche: “Prossimità ad gentes”, “Prossimità nella comunicazione” e “Prossimità delle istituzioni”. Tra gli ospiti che si sono alternati lungo la mattinata, Marta Petrosillo, Direttrice del Dipartimento di Comunicazione di Caritas Internationalis, P. Francesco Patton, Custode di Terra Santa, Giovanni Parapini, Direttore di Rai per il Sociale, Agnese Pini, Direttrice de “La Nazione”, Antonio Spadaro, Direttore de “La Civiltà Cattolica”, e David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo.
Dopo il saluto iniziale del Vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto, Mons. Carlo Bresciani, e dell’Assessore Regionale delle Marche, Guido Castelli, è intervenuto il Presidente della CEI, il Cardinale Gualtiero Bassetti, il quale ha ricordato come “la pandemia abbia ristretto le distanze e i confini, ma abbia dilatato la dimensione temporale. Per questo motivo, chi comunica deve farsi prossimo, come afferma Papa Francesco, e farsi carico dell’altro, come fa il buon Samaritano: questa è la grande sfida.”
A portare il suo saluto anche il responsabile organizzativo del Meeting, Simone Incicco, il quale ha voluto ringraziare tutti i co-organizzatori dell’iniziativa, il comitato scientifico, i relatori e tutti i partecipanti. Incicco ha voluto poi aprire il Meeting affidando tutti, in particolare quanti soffrono a causa della pandemia al Signore, chiedendo di pregare insieme il Padre Nostro.
Con la moderazione di Daniele Rocchi, giornalista dell’Agenzia SIR, si è aperto il primo tavolo di riflessione intitolato “Prossimità ad gentes”, che ha visto protagonisti Marta Petrosillo, Direttrice della Comunicazione di Caritas Internationalis, e P. Francesco Patton, Custode di Terra Santa.
Vicini alle persone
La direttrice Petrosillo ha spiegato il delicato e immenso compito di Caritas Internationalis: “Il Segretariato Nazionale coordina 67 Segretariati Regionali che, a loro volta, coordinano le 162 Sedi Nazionali sparse per il mondo. L’impegno dell’associazione riguarda molti campi d’azione: in particolar modo la rimozione del debito dei paesi poveri, l’accesso di tutti al vaccino anti-Covid, ma anche temi di natura più prettamente religiosa, come la diffusione del Magistero. In particolar modo, il Dipartimento di Comunicazione da me diretto si occupa di solidarietà globale: in sostanza, la nostra missione è dare voce a chi voce non ha”.
Padre Patton ha spiegato cosa sia la Custodia: “Si estende in 11 paesi, in buona parte in Medio Oriente, quindi Israele, Palestina, Giordania, Egitto, Libano, Siria, ma anche Cipro e Rodi. Su questi territori storicamente i problemi non sono mai mancati. Ogni conflitto ha creato morte, povertà e riduzione della popolazione cristiana. Le piccole comunità cristiane vivono quindi situazioni problematiche in cui farsi prossimi viene naturale. Noi siamo qui come custodi di una ottantina di luoghi santi, ma la nostra è diventata anche una presenza pastorale e sociale che, nei secoli, si è declinata in vario modo, ad esempio favorendo lo sviluppo dell’artigianato locale, costruendo scuole ed occupandosi degli ammalati. Negli ultimi anni, in particolare, ci stiamo occupando degli sfollati”.
Vicini attraverso la comunicazione
La seconda sessione di discussione, dal titolo “Prossimità nella comunicazione”, moderata dalla giornalista RAI Alessandra Ferraro, è iniziata con il saluto di Franco Balzaretti, Vice Presidente dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) ed è proseguita con gli ospiti Giovanni Parapini, Direttore di Rai per il Sociale, ed Agnese Pini, Direttrice de “La Nazione”.
Il Direttore Parapini ha spiegato come la vocazione naturale della RAI sia proprio quella di servire il pubblico, come si evince dall’espressione con cui spesso viene appellata di servizio pubblico: “questa è una grandissima responsabilità che richiede indiscusse qualità etiche. Per fare questo bisogna passare dalla teoria alla pratica, lavorare concretamente per il bene comune, cioè aiutare chi è più fragile, chi è più invisibile. Questa concretezza la stiamo dimostrando da diversi anni: dal 2016 Rai per il Sociale è impegnata su temi importanti, come, ad esempio, la sostenibilità; da Settembre 2020 pubblichiamo anche il Progress sociale; quest’anno infine abbiamo inaugurato il primo Festival del Sociale che si terrà dal 2 al 4 luglio a Spoleto e – ci tengo a sottolinearlo – è il primo broadcast d’Europa. A volte dall’esterno ci si preoccupa di dare un colore alla bandiera, quando, invece, quello che è importante è il colore dell’anima. Il nostro compito è quello di illuminare le periferie. C’è un articolo su Avvenire della giornalista Alessia Guerrieri di cui voglio citare una estratto: ‘Non si può essere deboli sulle disuguaglianze’. Questo ovviamente non deve avvenire mai, ma soprattutto adesso, perché in questo momento storico sarebbe la fine della democrazia”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento della Direttrice Agnese Pini, la quale ha sottolineato come “la TV abbia svolto una missione sociale importante nei mesi scorsi, quella di rappresentare e tenere uniti tutti gli italiani, dando voce alle disuguaglianze e favorendo l’inclusione. Come si può fare tutto ciò con un quotidiano? – si è domandata – Un giornale di carta nasce con l’obiettivo di fare comunità. Come si fa a mantenere questo spirito di comunità in una società completamente cambiata dalla pandemia, in cui ci sono paure ed incertezze? La risposta la troviamo nella parola ‘credibilità’. Un giornale offre non solo una serie di notizie, bensì una visione del mondo, la sua idea di cosa stia accadendo nel mondo che viene offerta a ogni lettore. Un giornalista o un direttore si trova a scegliere delle notizie, a decidere chi includere e chi escludere, quindi in un certo senso si schiera, mantenendo però sempre presente quel rapporto di fiducia con il lettore. Questa è una sfida importantissima per un quotidiano. Durante le due fasi della pandemia, il lockdown e la vaccinazione, abbiamo compreso quanto sia importante la conoscenza, perché essa è competenza, ma, allo stesso tempo, anche un metodo per eliminare la paura. Il Covid-19 ci ha insegnato una volta di più che per essere testimoni, bisogna avere l’umiltà di ascoltare tutte le fonti, tutta la comunità. Non si può testimoniare se non si sa ascoltare.
Vicini con le Istituzioni
Nella terza ed ultima tavola, dedicata alla “Prossimità delle Istituzioni”, dopo il saluto del sindaco di Grottammare, Enrico Piergallini, ha preso la parola il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, moderato dal giornalista dell’Agenzia SIR Gianni Borsa.
Con estrema chiarezza, il Presidente Sassoli ha specificato che non crede “che prima del Covid il mondo fosse più fraterno, anzi era profondamente ingiusto e diseguale; il Covid lo ha solo messo in evidenza. Non credo – ha proseguito Sassoli – che la soluzione a queste disuguaglianze sia creare o sostenere sistemi autoritari con l’idea che possano essere più efficienti rispetto ad un sistema di democrazia. Questo pensiero anzi mi fa anche un po’ paura. Io non voglio che torni il mondo di prima, voglio per il futuro un mondo per il quale siano importanti i verbi convivere ed accogliere. Dopo 70 anni di costruzione Europea, viviamo certamente una crisi, ma ciò non deve farci dimenticare che l’Unione Europea ha risolto, in alcuni casi addirittura prevenuto, moltissimi problemi, primo fra tutti la pace in Europa. Certamente possiamo migliorare, ma non dobbiamo dimenticare che l’Europa è un unicum che ci ha fatto fare dei passi enormi”. “In questi giorni – ha aggiunto il Presidente del Parlamento Europeo – abbiamo trovato il coraggio di fare una legge europea secondo la quale una nazione non può acquisire soldi pubblici europei, se non garantisce lo stato di diritto. Questa legge, che condiziona l’uso delle risorse e che va nella direzione di far adeguare tutti i paesi appartenenti all’Europa alle regole di uguaglianza e giustizia, non è una banalità e non era affatto scontato che venisse varata. Se vogliamo più fraternità, dobbiamo accorciare tutte le distanze, tra Nord e Sud, tra Est ed Ovest, tra ricchi e poveri, in particolare per quanto riguarda le opportunità concesse alle nuove generazioni che devono essere uguali per tutti i giovani Europei. Questa è una grande battaglia e non è assolutamente scontata”. In conclusione il Presidente Sassoli ha speso belle parole nei confronti dell’Enciclica papale Fratelli Tutti che – ha sottolineato – è un testo politico, tanto che l’intero capitolo quinto è dedicato proprio alla migliore politica. Per uscire dal populismo, dobbiamo farci una semplice domanda: è più conveniente per noi escludere il vicino di casa oppure aiutarlo? Secondo me è più conveniente aiutarlo, perché così sarò più capace di resistere e affrontare le sfide della globalizzazione. Papa Francesco, nella sua Enciclica, fornisce una direzione di marcia non solo dei cristiani ma di ogni cittadino responsabile e consapevole.”
Fratelli tutti
L’ultimo intervento è stato affidato a Padre Antonio Spadaro, Direttore de “La Civiltà Cattolica”, che ha sottolineato come “l’essere prossimo, per Papa Francesco, si basi sull’essere fratelli tutti. La fratellanza, infatti, capovolge la logica del fondamentalismo: è ciò che consente al diverso di essere uguale; è cura, incontro, accoglienza; è un sentimento profondo che deve investire non solo ogni cristiano, ma ogni cittadino. La fratellanza, infatti, è anche alla base della cittadinanza, perché ci fa capire la giustizia sociale, il fatto che tutti abbiamo gli stessi diritti. Del resto l’immagine del buon Samaritano non può che ricordarci che siamo proprio tutti uguali. La comunicazione, dunque, deve essere uno strumento di costruzione della società, un mezzo di coesione sociale. Il giornalismo è pertanto chiamato a servire la comunità per far crescere e rafforzare la cittadinanza.
La mattinata si è conclusa con i saluti del prof. Giovanni Tridente, docente di giornalismo alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma, che ha moderato l’intero incontro, invitando tutti i relatori e i partecipanti a vivere l’edizione 2022 del Meeting in presenza a Grottammare.