E’ stata inaugurata nella ex chiesa di Ognissanti di Fermo nel pomeriggio dell’8 dicembre e sarà visitabile fino all’8 gennaio 2023 la mostra di Helena Hladilová dal tiolo INUA organizzata da Karussel, con il patrocinio del Comune di Fermo e curata da Matilde Galletti, con cui l’artista ha realizzato una serie di nuove opere ispirate alla civiltà Inuit e ai manufatti presenti all’interno del Museo Polare Etnografico “Silvio Zavatti” di Fermo. Si tratta di sculture su cui si posano segni di luce neon.
“Una nuova, interessante proposta di arte contemporanea, grazie a Karussel, che in questo caso coniuga anche le conoscenze ed il sapere del popolo Inuit cui l’artista si è ispirata, in particolare a quanto presente nel Museo Polare fermano intitolato a Zavatti. Ulteriore dimostrazione di come la cultura generi cultura, di come un museo possa essere fonte di ispirazione per l’arte, ingenerando interesse intorno ad un universo di cui sappiamo, oltre che con le esplorazioni, anche con il mondo artistico “- ha detto l’assessore alla cultura Micol Lanzidei.
Gli Inuit credevano che ogni cosa fosse viva: pietre, slitte, arpioni, il ghiaccio che scricchiolava, le onde del mare e l’aria che respiravano. Ogni oggetto, animato e inanimato, aveva un’anima, la sua ‘inua’. Entrando nel racconto e nell’universo fantastico degli Inuit, l’artista si è lasciata incantare dalle credenze e dalle pratiche sciamaniche, riorganizzando materiali e simboli per creare dei soggetti ibridi. Per gli Inuit alcuni oggetti erano potentissimi, potevano far attraversare le profondità marine o salvare dall’annegamento ognuno di loro. Zampe e piume di uccello – quelle del corvo, l’uccello più forte, che riesce a trovare di che sfamarsi anche in condizione estreme – spazzavano via malesseri e proteggevano dalla morte per fame. Le maschere e i teschi delle pulcinelle di mare, decorati con occhi artificiali, servivano nei rituali; gli amuleti venivano tenuti sempre con sé, dalle donne erano conservati anche tra i capelli. Tutte queste immagini sono servite a Hladilová per costruire le sculture che sono in mostra, disposte come strumenti sciamanici o presenti come spiriti dei luoghi naturali, che accompagnano l’esploratore che si lascia guidare dalla natura e ne segue i corsi e le indicazioni. Esili totem, figure ambigue e attonite come i kodama del Giappone arcaico o mascherate per confondersi con il mondo naturale, per sorprendere all’improvviso l’iniziato lungo il sentiero che si fa varco verso un mondo illusoriamente reale.
La mostra è allestita all’interno della Ex chiesa di Ognissanti, un edificio sconsacrato risalente alla fine del XII secolo. Nel tempo ha cambiato nome e destinazione: da chiesa a proprietà dei conti Paccaroni che abitavano in un palazzo poco distante, oggi sede del Museo Polare Etnografico “Silvio Zavatti”. Nel 1970 l’intero edificio venne acquistato da Stanislaw Kuckiewicz che vi trasferì la Escaplast, la sua fabbrica di esche da pesca.