Dal segretario CIGL Fermo Alessandro De Grazia riceviamo in redazione e pubblichiamo:
“Inflazione, caro energia, aumento dei tassi di interesse ed i conseguenti effetti sui mutui a tasso variabile, difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, gli effetti diretti ed indiretti della guerra in Ucraina, rappresentano un mix micidiale per le prospettive economie, occupazionali e produttive per un paese che dal 2008 fa i conti con una crisi dietro l’altra, crisi che hanno impoverito sempre più le famiglie operaie ed i pensionati. Dopo un estate rovente, che ha messo a dura prova lavoratrici e lavoratori, ci aspetta dunque un “autunno caldo”, un autunno dove la politica sarà chiamata ad affrontare, mi auguro di non essere troppo pessimista, la peggiore delle crisi dal dopoguerra ad oggi.
E allora, visto che siamo in campagna elettorale, visto che il 25 settembre saremo chiamati alle urne, quali sono le ricette della politica per curare questo paese? A leggere i programmi elettorali, qualche preoccupazione in più mi viene! In particolare sui temi delle grandi riforme che il sindacato da anni chiede e rivendica, riforma del fisco equo e progressivo (di certo non lo è la flat tax) e contrasto all’evasione fiscale, riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico, riforma delle pensioni, legge sulla non autosufficienza, legge sulla rappresentanza e cancellazione dei contratti “pirata”, lotta alla precarietà del lavoro, lotta alle diseguaglianze di genere, rafforzamento del sistema sanitario pubblico, scuola, giovani e precari… tutti temi sui quali il sindacato ha avanzato proposte concrete ma le risposte sono ancora un miraggio. A questi macro temi, oggi si aggiunge la priorità del caro energia che và affrontato immediatamente con un tetto europeo al prezzo del gas. La crisi energetica ed il caro bollette devono altresì essere l’occasione per ripensare la distribuzione dell’orario di lavoro in azienda, incentivando l’orario continuato che produrrebbe sicuramente risparmio energetico, soprattutto nei mesi invernali, oltre a conciliare meglio tempi di vita e lavoro. Altrettanto dicasi per l’incentivazione all’istallazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia pulita, troppo poco diffusi, sia in ambito industriale che in ambito abitativo.
Il quadro non è per nulla confortante, ancor meno per la nostra regione ed il nostro territorio già fortemente provati dalle precedenti crisi e dall’incapacità di fare sistema e valorizzare adeguatamente le eccellenze che sono grado di esprimere.
Se vogliamo scongiurare il rischio che questa ennesima crisi si traduca per la provincia di Fermo in una catastrofe, occorre mettere da parte individualismi e campanilismi e fare sistema, su questo il buon esempio può essere colto dal lavoro di sinergia fatto al Tavolo provinciale per la competitività e lo sviluppo, dove, per la prima volta nella nostra provincia, le parti datoriali e sindacali hanno anteposto l’interesse generale dello sviluppo e della competitività del territorio agli interessi delle reciproche parti. Non mancano nel territorio iniziative degne d’interesse, tra queste il Fermo Technologhy lab, per l’innovazione e la ricerca del Made in Italy, o l’idea di brandizzare il turismo costiero, ma queste iniziative devono essere parte di un progetto più complessivo che riguarda l’intero sistema produttivo ed economico fermano.
Fare sistema significa superare i limiti che il nostro tessuto produttivo ha, quello dimensionale, visto il nanismo delle nostre imprese, quindi aggregazioni d’impresa per ottimizzare il processo produttivo ed essere competitivi nelle sempre più complicato “mercato globale”, quello tecnologico, sul quale scontiamo forti ritardi rispetto alla velocità con il quale va avanti il resto del modo, quindi investimenti su questo fronte, non solo sull’ammodernamento dei macchinari, ma in primis sulle strategie di ricerca, di mercato, di marketing investendo sulla formazione continua dei lavoratori che, per le aziende, devono rappresentare la principale risorsa.
Proviamo quindi a progettare un fermano 4.0, che abbia tutte le caratteristiche di un territorio innovativo, dove si fa formazione, ricerca ed innovazione, dove ci sono infrastrutture e servizi di qualità per imprese e lavoratori capaci di attrarre investimenti.
Non partiamo da zero, anzi nella nostra provincia, probabilmente unica nelle Marche, le parti sociali hanno elaborato al “Tavolo provinciale” un documento (patto per il lavoro e lo sviluppo del fermano) che, partendo da un’analisi dei bisogni del territorio, individua le priorità d’intervento ed in qualche modo sfida la politica, regionale e locale in primis, ad assumer i contenuti del “Patto” come priorità politiche sulle quali costruire la Fermo del futuro.
Il “Patto per il Lavoro”, sottoscritto ad agosto del 2021, presentato alla stampa alla presenza della Regione Marche ed invitando tutti i sindaci dei 40 comuni, potrebbe rappresentare un veicolo per mettere a sistema le tante idee ed iniziative, oggi scollegate tra loro.
Come “Tavolo” ci saremmo aspettati maggiore interesse da parte della Regione e dai Sindaci, che probabilmente non hanno colto in pieno le potenzialità di quel documento. Per questo, nel corso dell’ultima riunione del Tavolo provinciale, vista la presenza del consigliere regionale Putzu, abbiamo rilanciato con forza sui contenuti del “Patto”, invitando la Regione ad intraprendere un percorso di condivisione dei contenuti e di definizione di progetti per l’attuazione degli stessi. Altrettanto faremo nei confronti dei Sindaci, che hanno un ruolo fondamentale per la definizione e l’attuazione dei progetti del Pnrr e nella ricostruzione post sisma, consapevoli del fatto che le tante risorse che arriveranno nei territori possono rappresentare uno straordinario volano per la ripresa dell’economia, ma solo se queste diventeranno parte di un progetto più complessivo in ambito provinciale e non singoli progetti scollegati tra loro e, da questo punto di vista, il “Patto per il Lavoro” può rappresentare un collante tra le tante iniziative.
C’è in ballo il futuro di un territorio, di tante famiglie, di tante imprese, delle future generazioni e spetta a noi l’onere di gestire questa complicatissima fase, di saper mettere insieme le energie, di valorizzare le tante eccellenze che queste terre sanno esprimere e guardare con fiducia ed ottimismo al futuro. Non possiamo rassegnarci al lento inesorabile declino dell’economia fermana, dobbiamo convintamente essere protagonisti del cambiamento.