Si terrà Domenica 6 Novembre, alle ore 16,30, presso il Teatro Comunale di Porto San Giorgio il convegno dal titolo “Il radicamento della mentalità mafiosa nella tranquilla provincia italiana”.
Relatori della giornata saranno: Nicola Morra già Senatore della Repubblica e presidente della Commissione Nazionale Antimafia, Gino Sabatini Presidente della Camera di Commercio delle Marche, Barbara Lezzi già Ministro per il Sud e Senatrice della Repubblica, Luana Ilardo, figlia di Luigi collaboratore di giustizia ucciso dalla mafia, Luigi Piccirillo già Consigliere Regionale della Lombardia e membro della Commissione Antimafia, Stefano Baudino, giornalista per “Antimafia Duemila” “Il Fatto Quotidiano” e “l’Indipendente”. Il convegno si inserisce all’interno delle attività del quotidiano online d’informazione e inchiesta del fermano FERMO NEWS, e del Comitato “IO NON MI UCCIDO” (https://www.iononmiuccido.it/) che da tempo si occupano del tema dei comportamenti “mafiosi”. Oltre alle varie inchieste pubblicate dalla testata giornalistica ricordiamo la manifestazione “FERMOlamafia” (https://www.fermonews.it/questionario-fermolamafia/) e il “corso pratico di legalità” (https://www.19luglio1992.com/mafia-legalita-e-trasparenza/) realizzate con l’aiuto del gruppo fermano del Movimento delle Agende Rosse.
L’indicazione della “tranquilla provincia italiana” è tesa a sottolineare come anche nelle zone dove non sono nate le organizzazioni mafiose sono presenti comportamenti che a seconda della collocazione geografica vengono definiti o percepiti diversamente.
Con il termine “mentalità mafiosa” si è invece voluto iniziare a parlare di un fenomeno che è, in questo territorio, oggetto di una vera e propria rimozione e sottovalutazione collettiva.
Se infatti una amministrazione pubblica fa di tutto, veramente di tutto, per favorire un soggetto, una azienda o un ente privato, questo comportamento viene definito come “mafioso” se compiuto in Sicilia, o in Campania o magari in Calabria e Puglia. Nella “tranquilla provincia italiana” invece lo stesso comportamento viene al massimo derubricato come malaffare o addirittura come un deplorevole e tollerabile comportamento politico, se non addirittura elogiato come capacità imprenditoriale.
Se un cittadino viene ucciso economicamente, un dipendente pubblico viene mobbizzato o un professionista viene professionalmente penalizzato, per il solo fatto di aver osato raccontare o denunciare un malaffare questo comportamento viene attenzionato dagli organi d’informazione e dalla magistratura nelle zone dove sono presenti le organizzazioni criminali, mentre viene completamente ignorato nella “tranquilla provincia italiana”.
Se l’informazione tende ad edulcorare se non nascondere fatti eclatanti che riguardano le pubbliche amministrazioni per la paura di perdere qualche sovvenzione o qualche inserzionista, anche questo assume una connotazione diversa a seconda della zona d’Italia interessata. Se gli immobili degli imprenditori o le case dei cittadini finiscono nelle mani di soggetti facoltosi anche questo nella “periferia” italiana non desta alcuna preoccupazione. Spesso anche la magistratura è contagiata da questa corsa alla sottovalutazione, per cui denunce o esposti finiscono quasi sempre nel “dimenticatoio”, scoraggiando i pochi che hanno il coraggio di parlare e diffondendo l’idea che in certe zone “va tutto bene”. Come viene diversamente considerata l’attività di diverse logge massoniche, di associazioni e fondazioni che ospitano molti personaggi della vita pubblica che finiscono per “turbare” la regolarità dei pubblici appalti e delle forniture. Nessun rilievo viene dato ai comportamenti di quelle amministrazioni locali restie alla trasparenza, alla corretta applicazione della legislazione sul wistleblowing, alla rotazione dei dirigenti e funzionari prevista dalle direttive ANAC, all’accoglimento di istanze di accesso civico, al buon governo.
Di recente nelle Marche, il Dott. Nicola Gratteri Procuratore della Repubblica di Catanzaro, in occasione del conferimento del dottorato honoris causa presso Università Politecnica delle Marche ha così descritto la situazione: “Oggi è facile corrompere un pubblico amministratore o un impiegato di pubblico servizio, per pochi soldi, perché chi per vent’anni ha fatto la settimana bianca oggi non è disposto a rinunciare e quindi si prostituisce. E quindi questo abbassamento della morale e dell’etica porta ad una avanzamento delle mafie, ad una penetrazione fortissima delle mafie nella pubblica amministrazione”.
Un appuntamento che ha come scopo non solo di evidenziare la pericolosità del fenomeno ma anche di far conoscere le attività che ogni singolo cittadino può mettere in pratica.