Dal consigliere comunale di minoranza di Fermo Renzo Interlenghi, riceviamo e pubblichiamo:
“La notizia del suicidio di Donatella, giovane detenuta, però, dilania le nostre coscienze al pari di quella del dott. Vincenzo Semeraro, Magistrato di Sorveglianza, che è giunto a scrivere una lettera di scuse che potrebbe rappresentare il manifesto per il superamento dell’attuale sistema punitivo basato sulla detenzione carceraria. Anche Fermo era assurta alle cronache nel settembre del 2020 per il suicidio di un giovanissimo di 23 anni e, secondo i dati di Antigone associazione che si batte per la tutele dei detenuti, ad aprile del 2022 le morti auto inflitte erano già 21 (57 nel 2021).
Ciò sta a significare che il sistema custodiale non funziona come dovrebbe nel momento in cui lo Stato non è in grado di “custodire” i penitenti, circostanza che rappresenta il livello minimo di servizio che si deve rendere. Ancora più difficile è garantire il fine rieducativo della pena il quale, spesso, non viene raggiunto, considerato l’alto tasso di recidiva nei detenuti medesimi: «Al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, solo il 38 per cento era alla prima carcerazione. Il restante 62 per cento in carcere c’era già stato almeno un’altra volta. Il 18 per cento c’era già stato in precedenza 5 o più volte» (fonte: “rapporto 2022 dell’associazione Antigone sullo stato dei penitenziari italiani” aprile 2022).
In un mondo globalizzato in cui tutto ruota intorno all’informazione e all’informatizzazione, non è pensabile ritenere di costruire “l’uomo nuovo” facendolo vivere in celle di circa 7 metri pro capite occupate da sei persone.
Sì, perché anche i detenuti sono persone che nonostante gli errori commessi non smettono di appartenere al genere umano e il carcere dovrebbe essere anche il luogo in cui essi si rendono conto del disvalore dei fatti commessi. In questo anni, si è discusso e si discute dell’abolizione dell’ergastolo – circa 1.800,00 detenuti – e della norma del 41bis dell’O. P. – circa 800 detenuti – ma la maggior parte dei detenuti non sconta un “fine pena mai” né vive in regime di “carcere duro”.
In Italia ci sono circa 55 mila detenuti di cui 10 mila in regime di “alta sicurezza”.
La tossicodipendenza è una delle principali cause nella commissione di reati e, spesso, le famiglie non sono attrezzate per far fronte a tali problematiche, per tale motivo l’unico rimedio rimane la repressione che, da sola, non basta.
Occorre investire di più nella prevenzione, nell’informazione e nell’assistenza alle famiglie affinché si possa creare una rete di aiuto che permetta a coloro che non vedono una luce in fondo al tunnel di avere, quanto meno, un sostegno morale ed anche economico.
Insieme all’Assessore Mirko Giampieri, all’Ambito Sociale XIX, alla Croce Rossa e alle Camere Penali di Fermo ci siamo già fatti promotori di un’iniziativa per cui sono stati consegnati alla Casa Circondariale di Fermo decine di kit d’ingresso per i detenuti composti da biancheria intima, asciugamani, sapone, shampoo, dentifricio, spazzolino. Un piccolo contributo dal grande significato non solo simbolico che mostra l’attenzione delle istituzioni locali per un mondo che spesso viene dimenticato dai più fortunati. Occorre proseguire su questa strada anche per garantire il reinserimento sociale dei detenuti che vengono rimessi in libertà e che, sovente, non sanno nemmeno dove andare a dormire, il lavoro è una chimera”.