Il Centro di Aiuto alla Vita (CAV) di Loreto <l’Ascolto> esprime con una lettera che pubblichiamo, la sofferenza per le affermazioni nel corso della interpellanza numero 14 inerente le “dichiarazioni rilasciate alla stampa dall’Assessore alla sanità Filippo Saltamartini in merito alla possibilità di somministrare la pillola RU486 nei consultori” trattata durante la seduta del Consiglio regionale del 25 ottobre in cui è intervenuta la consigliera Manuela Bora:
“Il CAV si impegna da anni nella tutela della vita dei nascituri aiutando in modo incondizionato le mamme in difficoltà, radicate in una mentalità rappresentata nelle dichiarazioni dei due esponenti politici. Se nel merito della questione, per rispondere alla interpellanza sarebbe bastato comunicare che nelle Marche la possibilità di procurare l’aborto ad una donna incinta tramite la pillola RU-486, in luogo del metodo chirurgico, attiene quasi esclusivamente alla valutazione dei medici e alla organizzazione sanitaria, tuttavia l’Assessore ha voluto allargare il discorso al “valore” della legge 194/78, ravvisato in particolare nell’aver evitato la morte delle donne per l’aborto clandestino e nell’aver consentito l’esercizio del diritto di poter disporre del proprio corpo. La sofferenza e il disagio forti che i discorsi dei due esponenti politici hanno causato vengono dal fatto che in essi mai viene ricordato il vero protagonista dell’aborto, il bambino non nato che viene soppresso nel ventre materno. Aborto significa letteralmente “non nato”, è lui il protagonista, è lui il tragico eroe, è lui la vittima sacrificale. Quando la consigliera Manuela Bora chiede conto della somministrazione della pillola abortiva fino alla nona settimana di gravidanza, dovrebbe anche ricordare l’alta percentuale di donne che dopo l’espulsione si ritrovano con l’embrione tra le mani perfettamente riconoscibile. Quando l’assessore Saltamartini parla del diritto di disporre del proprio corpo, dimentica che c’è anche il corpo del figlio verso il quale i genitori sul piano morale hanno solo responsabilità di cura e mai libertà di uccidere.
Ma c’è anche un altro protagonista completamente dimenticato, la reale esperienza e sofferenza della donna.
Recentemente il CAV di Loreto ha collaborato alla pubblicazione di un volumetto intitolato UNA CHAT PER LA VITA. 50 STORIE DI SPERANZA (2022, ed. Ares), che raccoglie i racconti in diretta di tante donne ingannate sulla realtà della interruzione volontaria di gravidanza, donne che si esprimono così (ogni virgolettato riguardo una donna diversa): «Ho paura, non riuscirò mai ad elaborarlo completamente, perché mi sento davvero in colpa, quasi non accetto di aver causato da sola tutto ciò» [dopo pochi giorni dall’aborto farmacologico]; «Sono una ragazza di 34 anni, dieci anni fa ho abortito. Questa cosa me la porto ancora dentro»; «Non so come fare per non pensarci, all’inizio mi sentivo sollevata, poi i sensi di colpa, e ora vedo solo donne incinte e bambini»; «Mi fa male la testa, non riesco ad alzarmi dal letto, mi fa male il cuore, non riesco a parlare, ho bisogno di aiuto ma non c’è mai nessuno qui»; «Mi odio, mi sento fallita, non riesco a perdonarmi, mio Dio che cosa ho fatto!» [dopo molti anni dall’aborto]; «Credo di aver commesso l’errore più grande della mia vita, sono sola»; «Non avevo altra scelta, che vita avrei potuto dargli? ma lo sentivo già come mio figlio e questo mi fa pensare di averlo ucciso»; «Dopo tanti anni ho realizzato la gravità del mio aborto, vorrei aiutare altre donne a non fare lo stesso errore»… Il CAV di Loreto farà dono di questo volumetto ai nostri rappresentanti politici affinché loro ne facciano tesoro!
Il CAV desidera esprimere un forte apprezzamento per le parole di condanna da parte dell’Assessore verso la cosiddetta gestazione per altri, e anche per aver ribadito che l’aborto volontario non può essere definito come diritto ma semmai solo come estrema possibilità di disporre di “ciò che accade dentro al proprio corpo”. Esprimiamo doverosamente anche la nostra vicinanza umana verso il Filippo ancora bambino che aveva un amico orfano di mamma a causa di un aborto procurato, secondo il racconto fatto dallo stesso Assessore”.