L'”Agricoltore Eroico” marchigiano opera nel secondo comune più alto della regione sfidando quotidianamente lo spopolamento, l’abbandono dei campi e i danni da animali selvatici. Francesco Fortuni vive e lavora a Montemonaco e davvero non si aspettava di finire in un libro. La sua è infatti una delle 22 storie di agricoltura eroica raccontate nella seconda edizione del volume dedicato ai Sigilli di Campagna Amica. La Fondazione Campagna Amica lo ha presentato ieri a San Benedetto del Tronto al convegno su “Dieta Mediterranea e biodiversità”, ospitato dall’hotel Calabresi mentre in viale Moretti partiva con botto Campagna Amica on the beach. I Sigilli sono specie vegetali e animali o produzioni agricole abbandonate nel corso degli anni che avrebbero rischiato l’estinzione senza l’impegno degli agricoltori custodi nel loro recupero e nella vendita diretta per farli valorizzarli e farli conoscere ai consumatori. “Il nostro Paese in un secolo ha perso 6000 esemplari di ortofrutta – ha spiegato Carmelo Troccoli, direttore della Fondazione Campagna Amica – La sfida oggi non è solo conservare quel che resta, è anche recuperare ciò che si è perso”.
Così Francesco Fortuni, in quel di Montemonaco, contribuisce a salvaguardare il Mais Ottofile rosso di Arcevia come altrettanto fanno Carla Cocci a Castignano con l’Anice Verde e l’azienda Ferretti di Pedaso con l’omonima Cipolla Rossa. In provincia di Ancona Paolo Marini si occupa invece del grano antico Jervicella. Nel pesarese Giuditta Mercurio ad Acqualagna trasforma la rosa canina in deliziose confetture della tradizione mentre Rodolfo Rosatelli è l’agricoltore custode delle Fave di Fratte Rosa. “Gli agricoltori custodi hanno compreso il valore della storia e del recupero e stanno riscrivendo l’agricoltura.
Un percorso che prosegue con un modo nuovo di interpretare l’agricoltura, soprattutto da parte dei giovani” ha evidenziato Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche. Menzioni che si vanno ad aggiungere alla lunga lista dei Sigilli della nostra regione: dai carciofi (di Montelupone e il Violetto Precoce di Jesi) alla cicerchia (dei Monti Sibillini o di Serra de’ Conti) e alla Roveja, dal Cavolfiore Tardivo di Fano alla Cipolla di Suasa, dalle olive (Coroncina, Mignola, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia, Sargano di Fermo) alle taccole (del Menocchia, di Massignano), dalle varietà di frutta (Mela Rosa dei Monti Sibillini e Pera Angelica di Serrungarina) al Vino Cotto, dal Marrone del Montefeltro ad animali come la Gallina Ancona, la Pecora Fabrianese, la Pecora Sopravissana e la Vacca Marchigiana.
È il grande patrimonio agroalimentare italiano che contribuisce a fare della Dieta Mediterranea, patrimonio immateriale dell’Unesco, la migliore al mondo secondo il Best Diets Ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s. “L’agroalimentare e la dieta mediterranea sono un valore aggiunto della nostra economia – ha sottolineato Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche – soprattutto in ottica post pandemia”. “La dieta mediterranea – gli ha fatto eco Armando Marconi, presidente di Coldiretti Ascoli Fermo – è la più salutare del mondo eppure siamo spesso costretti a ribadirlo per far fronte a tutte le fake news sul cibo che arrivano quotidianamente ai consumatori”. Al convegno, moderato dal direttore di Coldiretti Ascoli Fermo, Milena Sanna, hanno preso parte anche Marco Bolasco, già autore del Gambero Rosso, scrittore di libri sull’enogastronomia italiana tra cui quello dedicato ai Sigilli di Campagna Amica e oggi direttore dell’area enogastronomica per Giunti Editore, e Marco Palestini, marketing manager Italia Rainbow Magic.