I Finanzieri del Comando Provinciale di Fermo, al termine di una complessa indagine delegata dalla locale Procura della Repubblica, sono riusciti a disvelare un articolato sistema fraudolento, architettato dall’amministratore di sostegno nei confronti della persona assistita, consistente nella falsificazione di due testamenti olografi, al fine di procurarsi un illecito vantaggio economico a danno dei legittimi eredi del defunto. Le investigazioni, sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, hanno tratto origine dalla denuncia presentata da un erede legittimo ed hanno consentito di accertare, attraverso puntuali perizie grafologiche-calligrafiche, la falsità dei testamenti pubblicati a seguito della morte dell’assistito.
Ad un mese dal decesso dell’anziano, sottoposto ad amministrazione di sostegno a causa del suo stato vegetativo e dell’incapacità di intendere e di volere, erano stati pubblicati due testamenti a cura dell’amministratore di sostegno, nonché cugino del defunto. Dalla lettura dei medesimi risultava che l’assistito aveva nominato, con il primo testamento, il suo stesso amministratore di sostegno in qualità di erede universale e con il secondo testamento la moglie dell’amministratore, in qualità di beneficiario di una polizza vita, in sostituzione dei beneficiari precedentemente indicati in polizza; all’interno del primo testamento, era stato espressamente indicato che la designazione ad erede universale dell’amministratore di sostegno era motivata dalla vicinanza e l’assistenza che lo stesso aveva garantito al de cuius negli ultimi anni della sua esistenza. Mediante una specifica consulenza grafologica-calligrafica disposta dall’A.G. su richiesta delle Fiamme Gialle, è stato accertato che i testamenti sono stati falsificati dall’amministratore di sostegno di proprio pugno, simulandone la redazione da parte del cugino ormai defunto. Le sottoscrizioni apposte sui due documenti olografi, perfettamente sovrapponibili, secondo quanto emerso dalla perizia disposta, potrebbero essere state riprodotte dallo stesso amministratore, per imitazione, usando a modello la firma in calce alla carta d’identità del defunto.
Una volta acquisito in maniera fraudolenta il patrimonio di 1,8 milioni di euro, apparentemente espressione delle ultime volontà del defunto, l’erede illegittimo e la sua famiglia hanno posto in essere una serie di operazioni finanziarie diversificate, investendo in titoli una parte della somma: le capillari indagini esperite dai finanzieri del Gruppo di Fermo, anche mediante accertamenti bancari, hanno consentito di identificare tutti i flussi di denaro, incamerati grazie alla condotta illecita; a seguito di provvedimento cautelare emesso dal competente G.I.P., su richiesta del Pubblico Ministero titolare delle indagini, il denaro presente sui conti e i valori mobiliari acquistati, sono stati sottoposti a sequestro. Il responsabile della condotta è stato deferito alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Fermo per i reati di cui all’art. 491 c.p. (Falsità in testamento olografo, cambiale o titoli di credito), all’art. 482 c.p. (falsità materiale commessa dal privato) e all’art 476 c.p. (falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici), per aver falsificato un atto pubblico, avente rilevanza giuridica. Le condotte illecite sono al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e, sulla base del principio di presunzione di innocenza, l’eventuale colpevolezza della persona sarà definitivamente accertata solo ove interverrà sentenza irrevocabile di condanna.