Proteggere il lavoro, in una Repubblica Democratica Fondata sul Lavoro, dovrebbe essere scontato. Così non è, o meglio così sarà fino a domani 30 giugno, quando terminerà la misura concertata da Cgil Cisl e Uil e poi introdotta dal Governo Conte 2.
Una conquista per il sindacato e per i lavoratori di portate storica che, insieme ai protocolli anti Covid-19 per la sicurezza nei luoghi di lavoro e gli ammortizzatori sociali, hanno istituito in Italia, (unico paese in Europa), un sistema di protezione del lavoro in grado di mitigare gli effetti drammatici della pandemia sull’occupazione e sul reddito delle famiglie.
Dal primo luglio, questo sistema di protezione del lavoro, rischia concretamente di sgretolarsi, dando il via libera, di fatto, ai licenziamenti in momento in cui si comincia ad intravedere qualche segnale di ripresa, seppur a macchia di leopardo da settore a settore.
Un errore clamoroso la scelta del Governo Draghi, di non darci ascolto, di non voler ascoltare quelle piazze, Torino Firenze e Bari, che abbiamo riempito sabato, proprio per chiedere la proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre per tutti i settori. Non era l’unico motivo per cui siamo scesi in piazza, infatti, oltre alla proroga del blocco, sabato eravamo in migliaia per chiedere quelle riforme, che le lavoratrici ed i lavoratori chiedono da anni:
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La riforma degli ammortizzatori sociali, un unico strumento che garantisca a tutte e tutti le stesse tutele a prescindere dalla tipologia di contratto e dimensione aziendale
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La riforma del fisco, che abbia le caratteristiche di progressività ed equità previste dalla Costituzione, che riduca il carico fiscale sui redditi da lavoro e pensioni
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La riforma della previdenziale, che consenta di andare in pensione a 62 anni o con 41 anni di contributi senza limiti di età.
Oltre a queste riforme per il sindacato è fondamentale che il Pnrr, in tutte le sue missioni ed in tutte le riforme collegate, metta al centro il lavoro, la qualità del lavoro, i diritti di chi lavora e per questi motivi voliamo essere protagonisti e parte attiva a tutti i livelli, nazionale regionale e territoriale della Governance, perché le lavoratrici ed i lavoratori in questo paese meritano di poter dire la loro sulle prospettive e sul modello di paese che si vuole realizzare.
Nella nostra provincia, tornando al blocco dei licenziamenti, potremmo dirci soddisfatti e tirare un sospiro di sollievo, visto che, grazie alla nostra mobilitazione di sabato, il Governo sembrerebbe intenzionato a mantenere il blocco fino al 31 ottobre per il sistema tessile/moda. Una soddisfazione a metà perché, pur apprezzando la parziale proroga, che da nostre stime porrebbe significare per il calzaturiero aver arginato la perdita di circa 3000 posti di lavoro, non saremo soddisfatti finché questa previsione non riguarderà tutte le lavoratrici e lavoratori di tutti i settori. Per noi non ci sono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, tutti devono avere pari diritti e pari opportunità. Per queste ragioni la nostra mobilitazione proseguirà a tutti i livelli, perché siamo conviti che nessuno può essere lasciato solo, perché siamo convinti che da questa maledetta pandemia è possibile uscire meglio di quando è iniziata sole se il lavoro, la qualità del lavoro, i diritti di chi lavora torneranno protagonisti.