Sotto i riflettori di Tipicità, i prodotti dimenticati della frutta biodiversa delle Marche rivivono i loro sapori e tornano protagonisti grazie al concorso “La biodiversità in cucina”. Promosso dall’Assam, era riservato agli Istituti alberghieri della regione.
Giunto alla quarta edizione, nonostante gli impedimenti e le restrizioni imposte dal Covid-19 nell’ultimo anno, dopo i primi e i secondi piatti, il concorso biennale è planano sui dolci. L’obiettivo è quello di diffondere, nei ragazzi delle scuole alberghiere, la conoscenza dei prodotti della biodiversità attraverso un “percorso didattico” che, dagli approfondimenti e ricerche sulla storia di un determinato prodotto del Repertorio regionale, dei suoi trasformati e derivati e del suo legame col territorio, arrivi alla creazione, quest’anno, di un dolce particolare che valorizzi le peculiarità della frutta biodiversa.
Gli Istituti vincitori, abbinati nella competizione (quarte classi del corso di pasticceria), sono stati il Panzini di Senigallia, con la ricetta “Figo del Conero” e l’Ulpiani di Ascoli Piceno che ha proposto la “Rosina da Ascoli”. Il premio, del valore di 2 mila euro, è costituito da due kit di attrezzature da pasticceria per potenziare la dotazione tecnologica delle scuole. “È un bellissimo concorso che approccia al momento formativo la conoscenza dei prodotti agricoli e le eccellenze della biodiversità agraria marchigiana”, ha evidenziato il vicepresidente Mirco Carloni, assessore all’Agricoltura, nel saluto rivolto durante la premiazione. “La conoscenza è un fattore determinante per non perdere il sapore della biodiversità. Il fatto di tenere viva questa cultura tra i più giovani, prossimi professionisti della ristorazione, è veramente meritorio”. Carloni ha rimarcato come l’unione dell’agricoltura all’enogastronomia diventi “un fattore vincente.
Sarà anche il focus principale del Distretto del cibo che stiamo creando, con cui vorremmo anche rappresentarci a Dubai il prossimo anno nella settimana del cibo e dell’agricoltura. Lì dovremo andare come sistema Marche a rappresentare la peculiarità e la vitalità della nostra enogastronomia, dei prodotti della nostra terra”. Il vicepresidente ha ribadito l’importanza “di preparare un percorso culturale attorno alla biodiversità: una risorsa che non coinvolge solo un fatto estetico e di gusto, ma che deve creare valore aggiunto per remunerare i sacrifici di chi custodisce questa ricchezza della terra.
Sacrifici che vanno ripagati non solo con i contributi pubblici, che rischierebbero di creare un’economia finta, sorretta dai sussidi, ma posizionandoli sul mercato con il giusto valore economico. L’agricoltura è la forza delle Marche che hanno bisogno di distinguersi per non estinguersi sui mercati a maggiore valore aggiunto”, ha concluso Carloni.