Dal 2010 le piccole e medie imprese associate a Confindustria aprono le porte ai giovani, ai docenti e agli amministratori degli enti locali: “Ci mostriamo per quello che siamo: luoghi di lavoro, famiglie allargate, centri di innovazione, aziende di alta qualità” spiega il presidente della Piccola Industria di Confindustria Centro Adriatico, Fabrizio Luciani, presentando il Pmi Day.
Anche in tempo di pandemia, gli imprenditori hanno deciso di non far perdere agli studenti delle scuole secondarie superiori questa opportunità, che negli anni è diventata per molti ragazzi un vero biglietto da visita. “Abbiamo scelto una modalità smart, tecnologica e innovativa, come sanno essere le Pmi. E abbiamo scelto di unire ancora di più i nostri territori, Ascoli Piceno e Fermo, con uno scambio tra scuole e aziende” prosegue il presidente.
Gli imprenditori saranno virtualmente vicini agli alunni, che dalle proprie case e classi, entreranno grazie a un collegamento via smartphone dentro le aziende. “I nostri associati – riprende Luciani – racconteranno la loro storia, poi il prodotto, il comparto produttivo di riferimento, il momento di riunione con il team, le dinamiche dell’ufficio design, il controllo qualità e infine la prova finale. Tutto questo grazie a due imprese che uniscono innovazione e tradizione: la Vega di Fermo e la Bachetti Food di Ascoli Piceno”. Due le scuole coinvolte: Itet G.B. Carducci –G.Galilei di Fermo e IIS Leopardi Ciccarelli di Cupra Marittima.
L’imprenditore Massimiliano Bachetti ha fatto da cicerone: “Credo nella responsabilità sociale dell’impresa, da questo punto di vista l’aprirsi ai giovani è fondamentale. Orientare in maniera attiva chi sarà il protagonista del futuro lavorativo, approfittando di una occasione di interscambio reciproco. Una visita virtuale in cui far capire che per un giovane è possibile fare impresa in provincia, valorizzando i prodotti tipici. La qualità è importante, ma oggi è fondamentale innovare la comunicazione, saper trasmettere la qualità nel mondo digitale e raggiungere così nuovi mercati e fasce di consumatori che magari non conoscono le nostre realtà”.
Una esperienza vincente per la dirigente dell’Itet Cristina Corradini: “Nella mappatura dei distretti produttivi del nostro territori, l’attenzione della scuola è rivolta sia ai comparti di tradizione manifatturiera, quali quello della calzatura, del cappello, sia della meccanica, dello sviluppo industriale e dell’agroalimentare, che soprattutto di recente sta offrendo occasioni di riflessione sia sulla possibilità di recupero di vocazioni produttive identitarie e caratterizzanti”.
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