Il Sindaco, Alessio Terrenzi, che più volte ha manifestato la sua opinione contraria all’investimento per la realizzazione del Centro Covid-19 a Civitanova Marche, torna sull’argomento. “Premetto, al fine di sgombrare il campo da malintesi, che la gestione di una crisi sanitaria di tal portata sia stata faticosa per quanti sono stati chiamati in campo designati delle istituzioni pubbliche, in particolar modo della sanità. Su questo non vi è dubbio! Ci siamo trovati tutti davanti a scelte difficili da assumere visti i ritmi con cui l’epidemia è cresciuta travolgendoci. Sulla questione Centro Covid a Civitanova però alcuni di noi avevano le idee molto chiare e si è dovuto attendere poco più di un mese: tanto è bastato, affinché le esternazioni su cosa sarebbe successo fossero una ad una confermate dai fatti”.
“Un centro sanitario – prosegue Terrenzi – che dopo essere stato ideato come supporto alle rianimazioni della regione dato il rapporto tra i tempi di realizzazione effettivi, l’evoluzione della pandemia e le reali necessità sanitarie, si è trasformato in un ospedale per l’accoglienza di casi Covid post-critici, al fine di vuotare i nosocomi dai reparti Covid e tornare al normale regime di accoglienza delle altre patologie; sino ad arrivare ad una apertura per pochissime unità ed una chiusura dopo qualche giorno.
Al contempo il personale sanitario a disposizione della Regione Marche si è rivelato insufficiente per coprire i servizi nella nuova struttura: e pensare che chi non condivideva le mie idee per controbattere sosteneva che i 12 milioni di euro non si potessero investire nei nosocomi dismessi perché non sarebbero state sufficienti le dotazioni del personale da dislocare in più strutture! I fatti, inconfutabili, ci raccontano oggi, sia sotto il profilo temporale di realizzazione della struttura all’ente fiera, sia per ciò che concerne il personale sanitario, che l’investimento doveva essere invece effettuato sulle strutture esistenti.
Se così fosse stato ci saremmo ritrovati con i medesimi tempi realizzativi, più presidi ospedalieri che avrebbero garantito una più equa ridistribuzione sul territorio e la possibilità di utilizzo anche ordinario (extra Covid) delle strutture, ampliando quella base della medicina territoriale che tanto ci è mancata in questa emergenza, evitando il rischio di inutilizzo dei macchinari e strutture in genere che invece ora corriamo con quanto allestito presso l’ente fiera civitanovese.
Da tutta questa storia deduco che la programmazione futura della sanità regionale imporrà, a chi sarà chiamato a gestirla, di ragionare in questi termini, per garantire maggiore equilibrio territoriale dei servizi sanitari tra quelle zone periferiche oggi completamente sprovviste e quelle costiere o grandi città ove i presidi, ad oggi, sono decisamente sufficienti, evitando ai cittadini il più possibile il pendolarismo e garantendo il loro diritto alla salute indipendentemente dalla dislocazione territoriale regionale.
Questa rimane la mia idea, che intendo portare avanti in ambito regionale”.