Le Marche ha effettuato una quantità di tamponi troppo bassa. Lo dicono almeno due studi. Il primo su una Elaborazione GIMBE da casi confermati dalla Protezione Civile-Aggiornamento 6 maggio, una media degli ultimi 14 giorni. In generale il numero di tamponi ogni 100.000 abitanti non dovrebbe scendere sotto i 250 per tenere sotto controllo la patologia. Il dato delle Marche è inferiore ad altre regioni, il Veneto 166 tamponi ogni 100.000 abitanti sta in Classe 2, le Marche con 99 tamponi ogni 100.000 sta in Classe 4.
Un secondo studio titolato “Quali sono le Regioni italiane che fanno davvero più tamponi”, oltre a considerare il numero assoluto di tamponi per ogni Regione e quello sul totale della popolazione, analizza numero di tamponi in rapporto ai contagiati. Quest’ultimo è un dato più attendibile. La graduatoria dalla Regione più virtuosa a quella peggiore vede al primo posto la Calabria con 22,95. Significa che il numero di persone testate, al di fuori dei casi accertati, sono davvero poche. Le Marche sono tra le ultime a 7,18. E’ evidente che sono troppo pochi e, se consideriamo che questo livello è stato raggiunto solo dopo le sollecitazioni di sindaci, prefetti, alcuni partiti politici, associazioni private, giornali e tv, possiamo avere una idea delle carenze della gestione di questa patologia. In altre regioni, non solo il Veneto, i privati hanno supportato il pubblico ed il risultato è sotto gli occhi di tutti. Nelle Marche i privati sono stati visti come antagonisti e non come alleati.
Solo dopo le suddette sollecitazioni la Regione Marche ha deciso di autorizzare 4 laboratori marchigiani a processare i tamponi. Fino a qualche settimana fa nessun tampone era stato assegnato dalla Regione e processato da laboratori privati. Il costo, deciso unilateralmente dalla Regione, avrebbe a malapena coperto i costi del privato: 45 euro. Negli ospedali di Ascoli Piceno e Pesaro sono stati acquistati due macchinari che potrebbero processare 800 tamponi ciascuno al giorno. Se a questi due uniamo Torrette, gli altri laboratori pubblici e privati, nelle Marche abbiamo una potenza di fuoco tale che, se utilizzata per tempo, avrebbe potuto ridimensionare gli effetti del virus. Non basta, quando i privati dicevano che avevano a disposizione i kit di reagenti la Regione rispondeva che non si trovavano i tamponi e viceversa. Non sto qui a difendere i privati ma a raccontare cosa è accaduto.
Cosa potrebbe aver significato nella fase iniziale risparmiare sui tamponi? Cito il caso dello zio di un mio caro amico. Ricoverato presso una struttura ospedaliera pubblica per patologia non riconducibile al Covid 19, viene dimesso e mandato a casa dopo le cure senza fare il tampone. D’altronde era stato ricoverato per un’altra patologia! Tornato a casa invece era infetto ma non lo sapeva e non poteva saperlo. In poco tempo si sono ammalate la moglie, le due figlie.
Una figlia, sposata e incinta, è stata ricoverata d’urgenza a Torrette, intubata ed ha partorito prematuramente. Il papà ( lo zio del mio amico) è stato ricoverato presso l’ospedale di San Benedetto del Tronto, intubato e purtroppo è deceduto. Sarebbe stato sufficiente, nella fase iniziale, spendere pochi euro in più per fare tamponi negli ospedali ed evitare che il contagio dilagasse non solo all’esterno ma dentro la stessa struttura ospedaliera (Nelle Marche il 19% di personale sanitario è risultato infettato). Ora domandiamoci perché alcune strutture come RSA, RP, Case di Riposo, hanno avuto infezioni Covid 19, con molti decessi, spesso silenziati?
Perché la Regione Marche ha trasformato strutture private ospedaliere come Villa dei Pini e riabilitative come quella di Campofilone e altre nel nord della Regione in Covid-19? Risulta a verità che alcuni ricoverati, per lasciare spazio negli ospedali pubblici ai pazienti Covid-19, siano stati trasferiti nelle strutture private senza effettuare tamponi? Se questo fosse vero, cioè che le infezioni sono state propagate da chi è stato trasferito dall’ospedale presso altre strutture, e il caso dello zio del mio amico dimostra che sarebbe stato possibile, qualche leggerezza c’è stata nella gestione della epidemia Covid-19. Spero che chi di dovere faccia gli accertamenti del caso portando alla luce le eventuali responsabilità. Ci si domanda: “Perché tutto questo?”. Perché non volevano spendere soldi? Perché c’era disorganizzazione e per celarla era opportuno togliere di mezzo il privato che poteva vedere e capire? Perché non hanno a cuore la salute delle persone ma solo il loro cinico interesse a gestire il potere?
Perché gestendo tutto in proprio e con omertà ci hanno fatto sapere solo quello hanno voluto e non tutta la verità? Perché una testata giornalistica il 5 maggio titola “mancano all’appello 400 vittime” perché facendo i raffronti con gli ultimi 5 anni i conti non tornano “. I decessi totali della provincia di Pesaro (912) sono il doppio rispetto ai 454 dello stesso periodo. Dei 458 in surplus, solo 157 (il 17,2% del totale) vengono certificati come Covid-19, ne mancano all’appello 301”. Perché Il Direttore Area Vasta 4 ha dichiarato: “Fermo, un terzo dei morti di Coronavirus non è mai arrivato in reparto: troppi ricoveri tardivi. “ uno su tre non ha fatto in tempo ad arrivare in reparto ed è morto al pronto soccorso”.” È un dato preoccupante….vuol dire che i pazienti arrivavano al pronto soccorso e ad essere ricoverati in situazioni cliniche abbastanza gravi”. Il tampone non si poteva fare e siamo stati terrorizzati con la frase…state tutti a casa! Comunque la mettiamo le prime vittime di questa oscura regia dei massimi organi della Regione sono stati proprio quelli che dovevano curare i pazienti: Medici, Biologi, Tecnici, Infermieri, Oss. mandati al “fronte” senza neanche i DPI idonei. Poi le tante persone che non ci sono più o che non potranno più riabbracciare i propri cari. In ultimo la trasparenza, il buon governo, l’interesse pubblico, il rispetto della persona.
La libertà di poter andare a pagamento da un laboratorio privato, se quello pubblico non può, per poter fare un tampone, se sono sano se asintomatico e posso contagiare familiari e vicini. Questa è una fondamentale libertà, la libertà di potersi curare riconosciuta come principio o meglio diritto inviolabile dalla Costituzione. Una persona non deve aspettare che la malattia esplichi i suoi nefasti effetti per sapere se è positivo o meno e se curarsi o meno. Ci è stato il diritto di poter fare un tampone dal costo di 45 euro presso un laboratorio privato, non conosco i costi del pubblico. Libertà che avrebbe salvato tante vite, evitato a tante persone di ammalarsi e vedere l’inferno, il collasso degli ospedali pubblici e privati, la chiusura assurda per mesi di tante attività da quelle scolastiche a quelle produttive.
Quanti di noi nell’incontrare un amico mostrano una certa ritrosia perché non sa se è asintomatico o meno? Ci dobbiamo aspettare il microchip sottocutaneo o la app? Un giovane che ha perso il papà a causa Covid-19 per poter fare il tampone è dovuto ricorrere ai media? Pochissime persone ci hanno tolto la libertà di spendere 45 euro per un tampone senza dirci il perché. In un Paese normale i responsabili sarebbero stati messi in quarantena dalla politica per i prossimi 40 anni. (Saturnino Di Ruscio)