Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva in direzione della Germania, liberarono la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz) e le persone che erano in attesa di essere “eliminate” nel vicino campo di concentramento.
Per comprendere come sia stato possibile tanto orrore vogliamo ripercorrere il tracciato suggerito dai curatori della mostra intitolata “Schedati, perseguitati, sterminati: Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo”, con la sezione aggiuntiva dedicata al tema “Malati, manicomi psichiatri in Italia: dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale” organizzata dalla Società Tedesca di Psichiatria, Psicoterapia e Psicosomatica in collaborazione con la Fondazione Memoriale per gli Ebrei Assassinati d’Europa, la Fondazione Topografia del Terrore, Berlino e dalla Società Italiana di Psichiatria che è stato possibile ammirare dal 9 Marzo al 14 Maggio al complesso del Vittoriano a Roma, come pure a Bolzano dal 10 novembre al 7 dicembre.
“I prigionieri erano obbligati a indossare dei triangoli colorati sugli abiti, che servivano ad identificarli visivamente: il giallo per gli ebrei, il rosso per gli oppositori politici, il verde per i criminali comuni, il viola per i testimoni di Geova, il blu per gli emigrati (ossia gli oppositori fuoriusciti), il marrone per gli zingari, il nero per i cosi detti asociali (prostitute, malati di menti, disabili, lesbiche) ed infine il rosa per gli omosessuali o ritenuti tali”.
Come è stato possibile ?
“Riteniamo che far conoscere le atrocità commesse sia importante anche per capire il mondo di oggi con tutti i suoi drammi, conflitti, tragedie e intolleranze nei confronti dell’altro.
Come associazioni psichiatriche europee decidiamo di farlo in un momento in cui si vogliono nuovamente marcare le differenze tra i paesi e le persone. E’ invece fondamentale ricordare che dalle ceneri della seconda guerra mondiale emerse un grande ideale di pace che si chiama Europa.
Le comunità scientifiche devono essere una delle anime di questo ideale, che non è realizzabile senza il rispetto dei diritti e della dignità umana”.
“Le uccisioni naziste iniziarono dai disabili e dai malati psichiatrici”
“ a partire dal 1934, 400.000 cittadini tedeschi, con patologie mentali considerate ereditarie e incurabili, furono sterilizzati e più di 200.000 persone ricoverate in ospedali psichiatrici tedeschi furono assassinate perché ritenute un inutile peso per la popolazione tedesca”.
“L’eugenetica: il razzismo nella sua veste scientifica”
Intorno al 1860 Francis Galton, cugino di Charles Darwin, teorizzò il miglioramento progressivo della razza secondo criteri analoghi a quelli dell’evoluzione biologica e ideò anche il termine di Eugenetica per indicare questa teoria.
“L’eugenetica si basava sul concetto che la riproduzione degli individui andasse controllata per impedire il deterioramento genetico di una nazione e per potenziare l’evoluzione del genere umano”.
Ad inizio Novecento, anche grazie all’impegno di soggetti come la Fondazione Rockefeller e la Massoneria di Rito Scozzese, l’Inghilterra divenne il centro della diffusione delle teorie eugenetiche.
Anche “una folta delegazione di psichiatrici italiani partecipò la Primo Congresso Internazionale di Eugenetica, tenutosi a Londra nel 1912. In Italia il movimento eugenetico si consolidò nel 1913, quando fu fondato il “Comitato Italiano di Studi Eugenici”.
La “legge per la protezione della salute ereditaria del popolo tedesco”, dunque, si legava intimamente alla legislazione sulla sterilizzazione obbligatoria per i malati ereditari, che veniva in quello stesso anno ampliata con la legalizzazione dell’aborto a scopi eugenetici.
Le sterilizzazioni forzate
La diffusione e accettazione in molti Stati della teoria “eugenetica” portò alla approvazione di provvedimenti legislativi volti alla “sterilizzazione” dei soggetti malati.
Gli Stati Uniti furono i primi nel 1907, nello Stato dell’Indiana, ma ne seguirono molti altri, come la Svezia (con una legge rimasta in vigore fino al 1976), Finlandia, Norvegia, Danimarca, Canada, Francia e Svizzera,
Il 14 luglio del 1933, in Germania, veniva varata la legge per la “prevenzione di prole con malattie ereditarie” che prevedeva la sterilizzazione dei malati ereditari nei casi di frenastenia congenita, schizofrenia, psicosi maniaco-depressiva, epilessia ereditaria, cecità ereditari, sordità ereditaria, grave deformità fisica ereditaria.
Questa legge imponeva a tutti coloro che presentavano le sopra citate patologie ereditarie una sterilizzazione forzata, che sarebbe stata decisa da speciali “tribunali per la salute ereditaria” o addirittura richiesta direttamente da un medico o da un direttore di un istituto.
Dalla sterilizzazione agli omicidi
“I malati psichici e i disabili furono schedati a partire dall’autunno del 1939 e, a partire dal gennaio 1940 furono uccisi. La sede centrale dell’operazione si trovava a Berlino, a Tiergartenstrasse 4, indirizzo dal quale deriva il nome in codice T4. La gestione dell’operazione, classificata come “affare segreto del Reich”, coinvolse il Ministero dell’Interno e poi anche il Ministero di Giustizia e le amministrazioni regionali, responsabili degli istituti di assistenza”
“I pazienti ebrei furono doppiamente perseguitati in quanto ebrei e in quanto affetti da patologie psichiche o disabili. Erano intrappolati in Germania. Quando i loro familiari emigravano, erano costretti a lasciarli in Germania perché le leggi vigenti negli altri paesi rendevano praticamente impossibile l’immigrazione di persone con disabilità e di pazienti psichiatrici”.
All’interno degli istituti i pazienti ebrei venivamo discriminati sia dal personale che dagli altri degenti e una serie di provvedimenti stabiliva la loro collocazione in reparti separati o in istituti specifici.
L’ eutanasia dei bambini
“Nel 1939 Hitler aveva istituito la Commissione del Reich per il rilevamento scientifico di gravi malattie ereditarie e congenite. La commissione aveva l’incarico di organizzare l’uccisione sistematica dei bambini disabili, denominata “Eutanasia dei bambini”. Molti di essi furono sottoposti a spietate ricerche mediche. Nell’ambito di questa operazione furono uccisi anche dieci bambini dell’Alto Adige.
Secondo numerosi sopravvissuti, chiamati a testimoniare ai processi contro Gross, i bambini non venivano soltanto uccisi, ma anche torturati nella clinica Spiegelgrund. Alle piccole vittime veniva negato il cibo fino quasi a farle morire di fame oppure venivano avvelenate. Una volta che i bambini erano deceduti, il loro cervello veniva espiantato e preservato per ulteriori ricerche. In tutto a Vienna, sempre secondo le accuse, furono uccisi 772 bambini per compiere ricerche sull’eutanasia.
Lo sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute “indesiderabili” causò circa 15 milioni di morti tra cui circa 6 milioni di ebrei.
Mentre nell’Europa orientale si procedeva alle “gasazioni” di massa di ebrei, zingari e oppositori politici, i disabili venivano eliminati in gran segreto negli ospedali.
In Italia dal “manifesto della razza” alle leggi razziali
Sebbene in Italia non si siano verificati eventi paragonabili all’Operazione T4 tedesca, un certo numero di italiani è stato vittima dello sterminino nazionalsocialista dei malati e dei disabili ed è stato deportato in Germania e nei campi di concentramento tedeschi.
Nell’arco di 15 anni, tra il 1926 e il 1942, il numero dei ricoverati nei manicomi aumentò notevolmente, passando da 60.000 a 96.500.
“Negli anni Venti la psichiatrica ufficiale si avvicinò progressivamente all’ideologia fascista, fino a sostenerla in modo convinto negli Trenta”
Fino ad arrivare alla pubblicazione del cosi detto Manifesto della Razza che pose le basi ideologiche per una serie di leggi e provvedimenti noti come Leggi Razziali, che fra il 1938 e il 1940 sancirono pesantissime limitazioni per gli italiani ebrei, molti dei quali finirono nei campi di concentramento e di sterminio in seguito all’occupazione tedesca dell’Italia del centro-nord del 1943.
Agli ebrei venne proibito di prestare servizio militare, esercitare l’ufficio di tutore, essere proprietari di aziende, essere proprietari di terreni e di fabbricati, avere domestici “ariani”. Gli ebrei venivano anche licenziati dalle amministrazioni militari e civili, dagli enti provinciali e comunali, dagli enti parastatali, dalle banche, dalle assicurazioni e dall’insegnamento nelle scuole di qualunque ordine e grado. Infine, i ragazzi ebrei non potevano più essere accolti nelle scuole statali
Oltre a rivendicare l’esistenza di razze umane, il Manifesto postula una razza ariana, di cui quella italiana farebbe parte, con delle caratteristiche specifiche immutate “da mille anni”. Si sottolinea che gli ebrei non fanno parte di tale razza italica. Tutte le razze non europee, e in particolare gli ebrei, non devono contaminare quella italica.
Il 5 agosto 1938 sulla rivista La difesa della razza viene pubblicato il seguente manifesto: « Il ministro segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che hanno, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista”.
“Mai più dovrà accadere una così grave e dissennata offesa all’essere umano!”
Con una pubblica ammenda la Società Italiana di Psichiatria ha inteso concludere il percorso della mostra che ci ha fornito una chiave di lettura degli accadimenti del tempo
“La Società Italiana di Psichiatria riconosce la priorità oggi più che mai attuale di tutelare le persone in difficoltà e fa ammenda sulle posizioni della SIP negli anni della Presidenza Donaggio (1929 – 1942), su chi allora ha sostenuto posizioni razziste e stigmatizzanti e sulle conseguenze che questo ha comportato per molti, malati e persone che, a vario titolo, lavoravano nei manicomi.
Mai più dovrà accadere una così grave e dissennata offesa all’essere umano e una così drammatica violazione di ogni etica scientifica e professionalità da parte di chi si deve prendere cura delle persone “
di Massimiliano Bartocci