Sta per volgere al termine un’annata che nel Piceno, specie nelle ultime settimane, ha vissuto di significativi bassi e ben pochi alti dal punto di vista imprenditoriale ed economico. Con il 2025 ormai alle porte, per programmare al meglio un’annata in cui famiglie e imprese attendono un punto di svolta, la CNA di Ascoli Piceno coglie l’occasione per fare il punto su un 2024 che avrebbe dovuto segnare il tanto atteso rilancio economico e che invece, ancora una volta, ha assistito all’avvento di nuove criticità e al consolidamento di trend molto preoccupanti per le sorti dell’imprenditoria locale.
Lo confermano le impressioni di Antonio Scipioni e Barbara Tomassini, rispettivamente vicepresidenti CNA Ascoli Piceno per le aree interne e la città di Ascoli, che nella mattinata di oggi, venerdì 20 dicembre, hanno condiviso problematiche e prospettive per l’anno che verrà in conferenza stampa insieme alla presidente Arianna Trillini e al direttore Francesco Balloni.
Le imprese del Piceno
Secondo i dati elaborati dal Centro studi CNA Marche sulla base delle statistiche fornite dalla Camera di Commercio delle Marche e aggiornate al 30 novembre 2024, la provincia di Ascoli può contare su 18.735 imprese, 445 in meno rispetto alle 19.180 attive nel novembre 2023 (-2,3%). Si tratta dell’ennesimo passo indietro in un trend ormai purtroppo consolidato, che dal 2018 a questa parte ha assistito a un solo segno positivo (quello tra 2019 e 2020) in un calo generale che, nel giro di 6 anni, ha portato alla perdita di ben 2.353 aziende attive (-11,1% dal 2018 a oggi).
Tra i settori più in crisi, specie nell’ultimo anno, spiccano il -5,4% fatto registrare dal commercio con 227 attività commerciali in meno (da 4.168 a 3.941) rispetto al novembre 2023, il -4,3% del manifatturiero, complice anche la grave crisi del settore moda (-83 aziende, con una diminuzione pari al -4,3%) e il comparto ristorazione e accoglienza, con un calo del 3,8% frutto della perdita di 60 aziende. I pochi segnali incoraggianti arrivano dai servizi di informazione e comunicazione (+2,3%) e dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+2,3%).
Occupazione e domanda di lavoro
Anche i livelli occupazionali previsti sul territorio risultano sotto le aspettative e sensibilmente inferiori al confronto con quelli di 12 mesi fa, specie per i primi mesi del 2025.
Secondo il Sistema Informativo Excelsior, nel mese di novembre in provincia di Ascoli sono programmate circa 1.350 entrate al lavoro, di cui 500 nell’industria e 850 nei servizi. Complessivamente, sono 70 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno prima (-4,9%), mentre nelle Marche le entrate previste sono 9.800, 530 in meno rispetto al 2023 (-5,1 %).
Nel trimestre novembre-dicembre-gennaio, invece, si prevedono 3.830 ingressi, -5,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. L’unica nota positiva, se tale può essere definita, arriva dal confronto con il panorama regionale, dove sono previsti 29.370 nuovi ingressi, il 6% in meno rispetto a dodici mesi prima. La crisi, dunque, sembrerebbe assumere prospettive meno preoccupanti rispetto a quanto previsto per le Marche nel loro complesso. Non bisogna dimenticare, però, che la situazione rischia di peggiorare drasticamente se si tiene conto della grave crisi che coinvolge la Beko e le centinaia di piccole e medie imprese coinvolte nell’indotto di uno dei principali distretti industriali del Piceno.
Ad ogni modo, nella provincia di Ascoli le imprese che prevedono assunzioni sono pari al 14% del totale, rispetto al 13% delle Marche. Le entrate previste si concentreranno per il 63% nel settore dei servizi (57% nelle Marche) e per il 74% coinvolgeranno le imprese con meno di 50 dipendenti (68% nelle Marche). Si tratta, in questo caso, di un dato particolarmente significativo, in quanto testimonia l’importanza delle piccole e medie imprese nelle dinamiche occupazionali locali. Il 15%, inoltre, sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici (14% nelle Marche).
Le note dolenti arrivano dalle aspettative e dalle prospettive che attendono imprese e neoassunti. A questo proposito, nel Piceno 53 imprese su 100 prevedono di avere difficoltà a trovare sul mercato del lavoro i profili realmente desiderati (55% nelle Marche). Le motivazioni? Tra le principali, la mancanza di candidati e la preparazione inadeguata.
Inoltre, solo nel 16% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nell’84% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita; nelle Marche l’81%).
Per una quota pari al 18% le imprese prevedono di assumere personale immigrato (Marche: 20%), mentre il 9% delle entrate previste sarà destinato a personale laureato (Marche: 8%).
Nel confronto con i dati regionali, la composizione tra industria – manifatture e costruzioni – e servizi nelle entrate previste nel Piceno risulta più orientata all’industria, con i servizi che registrano previsioni in diminuzione di nuovi ingressi nel trimestre novembre-dicembre-gennaio in controtendenza rispetto alla regione, che li registra in crescita.
Restando in tema assunzioni, il 32% degli ingressi previsti in provincia interesseranno giovani con meno di 30 anni. Il dato provinciale è leggermente superiore al 31% fatto registrare dalle Marche, ma deve comunque far riflettere, specie in relazione ai numeri estremamente preoccupanti dei giovani che, per diverse ragioni, non lavorano.
Stando alle ultime rilevazioni Istat per il terzo trimestre 2023 su scala regionale, la disoccupazione giovanile senza esperienza nelle Marche è addirittura raddoppiata, passando da 5.636 a quota 12.511 in un solo anno.
Anche sul fronte dell’impresa, le cose non vanno certo per il meglio. Se 10 anni fa, per ogni 100 imprenditori italiani prossimi al pensionamento, erano 113 i giovani pronti a subentrare, oggi la quota dei giovani imprenditori è scesa a 83, con Spagna e Francia che invece possono vantare tassi di sostituzione ben superiori al 100. Solo il 2,9% delle imprese ha un titolare under 30 e appena il 13% un under 40, cifre che impongono delle riflessioni in un territorio che, specie nelle aree interne, è chiamato a fronteggiare lo spopolamento e la carenza dei servizi, due fattori che inevitabilmente rischiano di allontanare la componente giovanile spingendola verso altri lidi.
Buone notizie dall’export del Piceno
Nei primi tre trimestri del 2024, le esportazioni dalla provincia di Ascoli hanno registrato un grave -66%, ben superiore al -31% delle Marche. Le cause vanno ricercate principalmente nella diminuzione dell’export farmaceutico (-77,7%), che alla fine del terzo trimestre 2024 pesa per il 57,5% sull’export provinciale, a fronte del 13,9% su scala regionale.
In realtà, considerando la variazione dell’export provinciale al netto del farmaceutico, si può notare come il trend sia in crescita nei primi nove mesi 2024 del 19,2%, in controtendenza con il dato complessivo regionale depurato anch’esso dell’export del settore farmaceutico (-3%). Si tratta di un dato importante, che mostra la competitività sui mercati internazionali delle produzioni della provincia, in particolare delle produzioni alimentari, il cui export tra gennaio-settembre 2023 e gennaio-settembre 2024 è incrementato di oltre 10 milioni di euro, più di due terzi dell’aumento dell’export regionale del settore alimentare (16,3 milioni).
La forte diminuzione di export della moda dalla provincia (-28,4 milioni) è più che compensata dalla crescita dell’export degli articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, di tutte le produzioni della meccanica, elettrodomestici compresi, e dei prodotti delle altre attività manifatturiere. In quattro settori sui cinque della meccanica, l’export provinciale cresce decisamente e in controtendenza rispetto al dato regionale, mostrando una resistenza apprezzabile nei confronti della crisi della meccanica legata all’automotive e agli elettrodomestici.
L’attività costante della CNA di Ascoli
Con oltre 5.000 persone e più di 2.500 imprese rappresentate, nel 2024 la CNA di Ascoli Piceno si conferma la prima associazione provinciale in termini di rappresentanza. Anche negli ultimi mesi, la CNA è stata costantemente presente nei tavoli istituzionali della Prefettura, della Regione, della Provincia e dei comuni del Piceno dedicati ai temi che riguardano da vicino le aziende e la cittadinanza, avanzando proposte concrete e lavorando di squadra con le altre realtà locali per il bene del territorio. Tra gli altri, uno dei risultati della sinergia messa in campo è rappresentato dal contributo offerto nella riconferma di un rappresentante della nostra provincia, Gino Sabatini, alla guida della Camera di Commercio delle Marche.
Tra i temi più discussi del 2024, la sensibile diminuzione delle vendite in Italia e all’estero fatte registrare dal comparto moda sono motivo di grande preoccupazione per il tessuto imprenditoriale del Piceno, che storicamente vede nel fashion uno dei suoi pilastri riconosciuti e apprezzati in ogni angolo del pianeta.
In questo senso, anche quest’anno, la CNA di Ascoli Piceno ha confermato il suo impegno a sostegno del settore manifatturiero e della moda, affrontando con decisione la sfida del ricambio generazionale e la flessione delle esportazioni su una passerella d’eccezione, quella del decennale di Fashion Mood.
La tradizionale sfilata di moda promossa per celebrare le eccellenze sartoriali del Piceno ha fatto tappa nella tradizionale location di piazza Kursaal a Grottammare e, sulla scia del percorso intrapreso a partire dal 2023, nella suggestiva cornice della Palazzina Azzurra di San Benedetto, dando vita a un doppio appuntamento che ha messo in risalto la creatività e l’innovazione dei maestri artigiani del Piceno, evidenziando l’importanza di dare spazio al talento delle nuove generazioni.
Da un anniversario da ricordare all’altro, anche il patrimonio storico-artigianale ha svolto un ruolo centrale in questo 2024. In particolare, la CNA ha contribuito attivamente all’attività di promozione culturale portata avanti nell’ambito del Settantennale della Quintana di Ascoli con il progetto “Ori delle Dame“, finalizzato a promuovere le tradizioni orafe e artigianali locali. Nell’anno che ha segnato la quindicesima edizione, oltre ai tradizionali ori consegnati alle sei dame della Giostra di agosto, l’associazione territoriale di Ascoli ha posto l’accento sulla figura storica del Moro, realizzato con grande maestria da un’impresa associata di Martinsicuro.
Il recupero e la valorizzazione delle competenze artigianali del Piceno rimangono il cuore delle iniziative della CNA, che punta a formare e ispirare le nuove generazioni offrendo loro gli strumenti imprescindibili per trovare la propria strada e muovere i primi passi nel mondo del lavoro. Grazie alla disponibilità di imprenditori e artigiani ancora in attività o già in pensione, il mondo CNA ha fatto ritorno sui banchi di scuola attraverso delle preziose occasioni di confronto tra addetti ai lavori di oggi e di domani, portati avanti in classe e nelle diverse iniziative di orientamento promosse dagli istituti scolastici del territorio.
Parola chiave “formazione” anche per i nuovi spazi recentemente inaugurati in via dei Mutilati e Invalidi del Lavoro ad Ascoli, a distanza di pochi mesi dal taglio del nastro della nuova sede ascolana, che già in queste prime settimane sta offrendo un contributo importante in termini di crescita formativa di addetti già impiegati e giovani alla ricerca della prima occupazione.
Giovani, ma anche meno giovani. Nel corso del 2024, l’impegno a 360 gradi dell’associazione ha saputo coinvolgere le nuove generazioni e i pensionati CNA in due appuntamenti dedicati alla sana alimentazioni, promossi insieme al dottor Mauro Mario Mariani in un format, “Il ben-essere a tavola”, capace di mettere d’accordo gli studenti dell’Iis Ulpiani di Ascoli e tutti gli associati nel segno del mangiare sano e della valorizzazione delle eccellenze agroalimentari del territorio.
I grandi temi del 2025
In vista dei prossimi mesi, il pensiero della CNA di Ascoli va inevitabilmente alle sorti dello stabilimento Beko, delle oltre 320 maestranze coinvolte all’interno e degli oltre 2.000 lavoratori delle piccole e medie imprese attive nelle aree interne che, senza i volumi industriali garantite dalla multinazionale, rischiano seriamente di scomparire entro la fine del 2025, con ripercussioni gravissime sul tessuto sociale di un territorio già messo a dura prova dal sisma e dal rischio spopolamento.
La chiusura annunciata per lo stabilimento di Comunanza è parte di una crisi industriale di dimensioni più ampie, che coinvolge trasversalmente diversi settori e si manifesta in modo evidente anche attraverso le difficoltà vissute dal settore automobilistico. Sarà fondamentale, in questo senso, supportare le imprese esportatrici incentivando l’innovazione e la diversificazione dei mercati e coinvolgere potenziali nuovi esportatori facilitando l’accesso a informazioni, garanzie e opportunità fieristiche.
Solo in questo modo sarà possibile invertire una rotta che, ad oggi, vede sempre più imprenditori guardare all’estero per riposizionarsi su mercati in cui oneri fiscali e costi del lavoro hanno un’incidenza diversa sui ricavi delle aziende. A pagare il prezzo di queste decisioni, però, è il tessuto sociale del territorio, che rischia di seguire la rotta tracciata dai numeri preoccupanti emersi su scala nazionale.
I dati del Rapporto 2024 su povertà ed esclusione sociale stilato da Caritas Italiana, infatti, riferiscono come la povertà assoluta interessi oltre 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione nazionale. Nel caso dei bambini, in particolare, il dato è ancor più allarmante, dato che uno su 7 si trova a vivere in condizioni di povertà assoluta.
Aiuterà, a solo in parte, il taglio di 25 punti base applicato dalla Banca centrale europea al costo del denaro, che alla luce delle stime negative di crescita avanzate dalla stessa Bce suggerivano un intervento più coraggioso. Nel breve periodo, infatti, la portata così limitata del taglio non sarà sufficiente a sostenere le imprese neppure sul fronte del credito dove, viceversa, continua la riduzione di liquidità alle imprese.
In particolare, con l’inverno demografico ormai alle porte e in piena ricostruzione, le aree interne sono quelle più minacciate dallo spopolamento e dalla desertificazione dei servizi, due temi che necessitano della massima attenzione per non vanificare gli sforzi messi in campo negli ultimi anni per dare nuova linfa ai territori feriti dal sisma. Eppure, come confermato da un’indagine condotta da CNA Marche, le aree interne e montane delle cinque province marchigiane sono nelle prime 21 posizioni tra le province italiane per calo della popolazione e, in particolare, il Piceno colloca al ben poco invidiabile terzo posto della classifica con un calo del 13,1% degli abitanti delle aree interne.
Il Piceno non può permettere che questi luoghi, simbolo della storia, delle tradizioni ma anche del dinamismo imprenditoriali, vengano abbandonati per sempre, anche alla luce dei considerevoli investimenti che sono stati portati avanti negli ultimi anni sia in ambito pubblico che privato.
Il 95% degli interventi pubblici è stato sbloccato, mentre sul fronte privato sono stati concessi 9 miliardi di euro a fronte di 32.000 richieste, senza considerare i 280 progetti finanziati, per 75 milioni complessivi, nella sola provincia di Ascoli nell’ambito del programma NextAppennino.
In una situazione così complessa, le sorti del territorio passano dal coinvolgimento attivo delle nuove generazioni nel mondo del lavoro e, di conseguenza, nelle dinamiche economiche e sociali del Piceno. Sarà necessario, innanzitutto, riavvicinare i più giovani al mondo dell’artigianato e della piccola impresa, lavorando insieme alle istituzioni e agli istituti di formazione per colmare il gap ancora oggi troppo ampio tra le richieste delle imprese locali e i profili professionali non in linea con le esigenze espresse dal territorio.
Analizzando i numeri, inoltre, è impossibile non notare come, nel nostro territorio, i pochi segnali incoraggianti in termini di demografia d’impresa arrivino dai settori che, per natura, sono più vicini alle istanze di innovazione che da sempre la CNA di Ascoli Piceno promuove. L’innovazione, insieme all’attenzione alla qualità e alle potenzialità produttive, culturali e turistiche del nostro territorio, può davvero essere la chiave per invertire la rotta e restituire slancio a un tessuto imprenditoriale fiaccato dalle criticità che, da ormai troppi anni, mettono a rischio la stabilità della nostra comunità locale.
I commenti
«Oltre ad essere orgogliosa di far parte di questa associazione, io come tutti i rappresentanti della CNA metto in campo ogni giorno il massimo impegno per sostenere imprese e cittadini – afferma la presidente Arianna Trillini – Possiamo contare su un clima di condivisione e di supporto, anche dal punto di vista sociale, sviluppato in maniera naturale con tutte le associazioni e gli stakeholder del territorio. Purtroppo, però, assistiamo a diverse problematiche, specie nelle aree interne.
Anche alla luce delle ultime drammatiche notizie, sarà indispensabile garantire condizioni eque per le donne nel mondo del lavoro. Nel campo della formazione, inoltre, continueremo a lavorare a stretto contatto con scuole e università, aprendo le porte dei nostri laboratori a tutti i giovani che vogliono imparare un mestiere e colmare così il grande bisogno di tecnici che oggi avvertiamo.
L’unione è il vero filo conduttore dell’azione che intendiamo portare avanti da qui al prossimo anno per restituire competitività e attrattività al nostro territorio».
«Ci auguriamo che il 2025 possa essere migliore rispetto a un 2024 caratterizzato da un trend negativo sulla demografia di impresa – dichiara il direttore Francesco Balloni – Un dato che fa riflettere su una crisi che non parte da oggi, che come associazione stiamo cercando di contrastare aiutando le imprese ad accedere a risorse molto preziose attraverso un’attività costante di informazione e consulenza su bandi e finanziamenti, in grado di generare investimenti virtuosi.
Dobbiamo continuare a lavorare, inoltre, per far sì che Ascoli non resti la terza provincia in Italia per lo spopolamento delle aree interne. L’aspetto più positivo, in questo senso, riguarda le previsioni di assunzioni per la nostra provincia, che risultano migliori rispetto al resto delle Marche.
Continueremo a tenere gli occhi aperti sulla vicenda Beko, sulla quale abbiamo posto sul tavolo diverse soluzioni, e a lavorare per formare risorse specifiche e in grado di rispondere alle esigenze delle nostre imprese».
«Le nostre aree interne hanno una grande rilevanza per il nostro territorio, ma troppo spesso il loro grido d’aiuto non viene ascoltato – sottolinea Antonio Scipioni – Alle attuali condizioni è molto complesso convincere i più giovani a stabilirsi nell’entroterra, a meno che non si offrano delle agevolazioni economiche in grado di colmare le difficoltà vissute da chi vuole continuare a vivere nei comuni dell’interno, autentico presidio sociale».
«Purtroppo, anche in città, assistiamo sempre più alla chiusura di attività storiche, in centro e non solo – commenta Barbara Tomassini – Il potere di acquisto è diminuito e i costi per mantenere le attività sono invece aumentati, senza considerare la piaga dell’abusivismo e il problema del parcheggio, che porta i consumatori a spostarsi verso i centri commerciali.
Nella giornata di ieri, in un incontro con il Prefetto, abbiamo illustrato la situazione al dottor Sante Copponi. Cercheremo di consolidare un tavolo di confronto con le istituzioni e i portatori di interesse per essere ancora più incisivi sulle sorti del nostro territorio».