Studiosi dall’Emilia Romagna per visitare resti della vecchia ferrovia Adriatico-Appenino
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Studiosi dall’Emilia Romagna per visitare resti della vecchia ferrovia Adriatico-Appenino

Hanno dedicato una giornata per scoprire e apprezzare i resti della vecchia Ferrovia Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola (1908-1956): stazioni, caselli e viadotti inseriti in un contesto paesaggistico di grande valore, fino ai Sibillini. Ma anche la soppressa filovia Porto San Giorgio-Fermo, con linea urbana Largo T.C.Onesti-San Salvatore (Seminario), attiva dal 1958 al 1977, è stata al centro della visita di Roberto Renzi da Rimini e Giorgio Fantini da Modena.

Gli studiosi, autori di pubblicazioni su ferrovie e filovie, sono arrivati in treno dalle rispettive località e, accolti da Elvezio Serena, hanno raggiunto a piedi la vicina stazione della Ferrovia Adriatico-Appennino (F.A.A.). A Fermo si sono incuriositi del sottopassaggio nei pressi del polo scolastico, il tunnel o galleria “Vinci”, la stazione di Santa Lucia, oggi deposito e officina Steat, con il caratteristico chiosco e la monumentale scalinata “Besenzanica”. Hanno poi apprezzato alcune stazioni di seconda classe recuperate e riutilizzate Monturano-Rapagnano, Santa Vittoria, Smerillo, mentre quella di Falerone è in corso di ristrutturazione, e quella di Grottazzolina sarà recuperata dal comune. Auspicano che si intervenga presto, per bloccare il degrado, nelle tre principali stazioni della linea, classificate di prima classe.

Giorgio Fantini, ex autista della filovia di Modena, ha dichiarato “Il tracciato della ferrovia Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola nel tratto urbano del tronchetto (2300 metri dal cimitero a piazza V. Emanuele di Fermo), non ha nulla da invidiare ai percorsi ferroviari promiscui sulle linee svizzere”. Ritiene importante, inoltre, valorizzare la storia e le caratteristiche della filovia.

Per Roberto Renzi, che ha lavorato nelle aziende ATAM e TRAM gestori della Filovia Rimini-Riccione: “Su tutti i fabbricati “viaggiatori e merci” (una caratteristica della linea era di non avere magazzini merci staccati dai fabbricati viaggiatori) l’iscrizione “Ferrovia elettrica Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola” è ancora intatta e ricorda ai posteri questa opera partorita dall’ingegno di un grande progettista, Ernesto Besenzanica, che dal 1908 al secondo dopoguerra strappò dall’isolamento le aree interne di questa provincia marchigiana e offrì alla città di Fermo un efficace collegamento ferrotranviario con la stazione della ferrovia Adriatica ubicata a Porto San Giorgio.

Tra le stazioni restaurate, che mostrano pregevoli cornici alle finestre, marcapiani e cornicioni in stile, quella di Servigliano custodisce un museo del campo di prigionia ubicato nell’area antistante l’impianto e attivo dal 1915 al 1955. Il campo ospitò i prigionieri di due guerre mondiali e le sue vicende si concludono con gli esuli giuliano-dalmati che vi furono accolti dopo l’esodo dalle terre assegnate alla Jugoslavia nel secondo dopoguerra. Pagine di storia dolorose, la cui rievocazione deve continuare a far parte della nostra memoria di italiani. Una bella giornata in compagnia dell’amico Elvezio Serena – conclude Reni – che ci ha fatto da “guida indigena” sulle tracce di questa ferrovia “non” dimenticata, che come tutte quelle che collegavano aree interne oggi costrette a muoversi su gomma, ha lasciato un ricordo indelebile anche se i contorni del ricordo stesso sono ormai persi negli anni e solo i fabbricati superstiti contribuiscono a tenerlo vivo. Il treno della valle del Tenna, come le altre ferrovie che non ci sono più, riposa tra i miti del Novecento”.

15 Novembre 2024