Domenica scorsa, 2 aprile è stata inaugurato a Grottazzolina il Parco dell’ex Ferrovia Adriatico-Appennino, dove sono ancora ben visibili le arcate del ponte in prossimità del fiume Tenna, secondo per importanza di tutta la linea di 57 km dopo quello di Servigliano. In un pomeriggio piacevole un primo gruppo di visitatori si è ritrovato per seguire dei percorsi naturalistici lungo il fiume, comodi e sicuri. Dal sito, dirigendosi verso l’interno, è possibile raggiungere a piedi, in bicicletta o a cavallo la zona di Belmonte Piceno, mentre verso mare ci si può dirigere verso le località Papa Giovanni e Capparuccia.
Per realizzare questo bel progetto, che ha come pretesto i ruderi dei ponti abbandonati della vecchia ferrovia, ci sono voluti alcuni ingredienti fondamentali: l’entusiasmo dei volontari dell’Associazione “Girovacando Grotta” presieduta da Andrea Ercoli, la disponibilità del proprietario dell’area, la collaborazione del Comune e di alcuni imprenditori, si è potuto concretizzare un progetto che deve essere di esempio per tutti i restanti comuni della Valtenna un tempo attraversati dalla ferrovia. Tolte le erbacce che avvolgevano i resti del ponte, è stata creata un’area pic-nic, sono stati installati numerosi tabelloni che indicano la storia e le caratteristiche della linea ferroviaria a binario singolo e scartamento ridotto Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola, attiva con trazione a vapore nel 1908, elettrificata nel 1928, cessata nel 1956. E’ il primo Parco dedicato alla rimpianta linea ferroviaria. Un museo a cielo aperto, dove le didascalie delle immagini d’epoca e dei documenti riprodotti su grandi tabelloni sono perfino scritte in inglese, in modo da facilitare le visite di stranieri.
“Da tempo sottolineo la necessità di far conoscere e riconoscere la strada ferrata con semplici operazioni – commenta Elvezio Serena, referente dell’Associazione Antiche Ferrovie d’Italia – come quella di togliere le erbacce dai ponti e viadotti. Intervento che ogni comune può fare in proprio e a costo ridotto, in modo che le tracce siano visibili dalla strada provinciale. Il viaggiatore a piedi in bici o in auto che percorre la Faleriense fino ad Amandola, può accorgersi dei resti di questa importante opera, realizzata dal grande tecnico milanese Ernesto Besenzanica. Da questa riscoperta – prosegue Serena – possono nascere interessi e comportamenti per frequentare, con rispetto e in mobilità dolce, la zona interna delle Province di Fermo, Macerata e Ascoli. Con le piccole stazioni già recuperate e riutilizzate si potrebbe creare un “Itinerario Museale diffuso”, dal mare ai Sibillini: ogni comune trarrebbe benefici perché inserito nel percorso della vecchia ferrovia. La frequentazione del sito potrà essere occasione per le scuole della Provincia di Fermo di conoscere, studiare e apprezzare una storia nata nel lontano 1877 con la prima delibera del Comune di Fermo per realizzare un collegamento ferroviario con la linea adriatica, che torna d’attualità con la crisi energetica e la transizione ecologica”.
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