Ieri , purtroppo, ho dovuto affrontare un funerale di lavoro, cioè un funerale in cui dovevo occuparmi di fare riprese e interviste, cosa straordinariamente odiosa sia per i presenti, già addolorati per la perdita, sia per me, perchè accendere la telecamera davanti a coloro cui è appena crollato il mondo addosso mi fa sentire una persona orribile….
Il funerale in questione era quello del povero Roberto Del Rosso, proprietario del Rigopiano, la Chiesa San Cetteo, cattedrale di Pescara, i presenti diverse centinaia, molti, addirittura, rimasti fuori, il mio compito tracciare, con qualche intervista, un ricordo di Roberto.
Chiacchierando con chi lo conosceva, emerge il ritratto di un uomo straordinariamente in gamba, che metteva grande impegno e passione nella sua attività, un uomo che aveva ereditato dallo zio una piccola struttura a l’aveva resa un resort di lusso, capace, negli anni, di attirare sulle splendide montagne di Farindola anche svariati vip.
E di quelle montagne e della piccola Farindola Roberto era sempre stato profondamente innamorato e sempre, inoltre, era stato vicino alla piccola comunità locale del paese e ai suoi bisogni. Molte le persone scosse dalla sua tragica morte, molte le persone che gli volevano bene.
Eppure, per quanto straordinariamente in gamba, a me sembra che Roberto giocasse, da anni, col fuoco…o, per meglio dire, con le valanghe. Lui e tutti coloro che a Farindola sapevano ma facevano finta di non sapere, perchè il Rigopiano, in fondo, faceva girare l’economia di tutto il paese e dava lavoro ai suoi giovani.
Alcuni amici di Roberto, che pure gli erano affezionati e proprio per questo non hanno voluto parlare di fronte alla telecamera, mi hanno raccontato, a microfoni spenti, che Roberto era un grande sì ma, forse, lo era un po’ troppo. Troppo testardo, troppo incosciente, troppo abituato a essere un vincente, così vincente che non pensava potesse mai capitargli qualcosa di male, così forte che non credeva possibile d’esser battuto dalla natura, lui, che tante, tantissime sfide aveva vinto nel corso della propria vita ….. ma la natura, alla fine, torna sempre a chiedere il conto e spesso, purtroppo, in modo tragico…
Come Roberto molti altri a Farindola pare ignorassero la realtà, facendo finta di non sapere. Forse, preferivano semplicemente sperare che non capitasse…. ma se Roberto viveva accecato dai suoi sogni, un comune, un ente, un’istituzione dovrebbe, invece, vivere nella realtà, farsi carico di accertare i rischi e garantire l’incolumità dei cittadini e di tutti coloro che si trovano sul proprio territorio …. dovrebbe, anzi, avrebbe dovuto perchè questo a Farindola non pare sia stato fatto.
Nel video qui allegato l’intervista a Ilario Lacchetta, primo cittadino di Farindola, presente ai funerali di Roberto. Un paio di domande sulla chiusura, nel 2005, della commissione valanghe a Rigopiano e sulla gravissima sottovalutazione del rischio effettuata dagli amministratori del comune. Secondo il giovane sindaco di Farindola, che, a onor del vero, è in carica solo dal 2014 e all’epoca dei fatti era poco più di un ragazzo, la commissione valanghe non era necessaria e, comunque, sarebbe stato “aprioristicamente impossibile prevenire questa tragedia”….. l’ultima parola, ovviamente, spetterà alla procura di Pescara che già sta indagando sulla vicenda.
di Laura Meda