Nel corso delle varie crisi le Marche hanno perso più terreno delle altre regioni e recuperato meno quando l’economia è migliorata. Questo ha portato la nostra regione a lasciare la macroarea del Centro Nord Italia per scivolare verso il Meridione. “Nel 2020 gli effetti della crisi da Covid-19 sono arrivati quando ancora il Pil regionale non aveva recuperato i livelli pre crisi 2008” spiega la Uil Marche su dati Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno che ha tracciato il report sulla situazione delle economie regionali.
Sul piano occupazionale, a risentirne, sono state soprattutto donne e giovani: basti pensare che il tasso di occupazione giovanile, tra i 15 e i 34 anni, è passato dal 46,4% del 2019 al 44,8% mentre tra le donne della stessa fascia di età il tasso è sceso dal 41% al 38,8%. Non è un caso che nell’anno della pandemia siano aumentate di 10mila unità le persone beneficiarie del reddito di cittadinanza, oltre 5mila famiglie in più rispetto all’anno precedente, per un importo medio mensile inferiore ai 450 euro.
L’indice (tasso di inclusione) è passato da 25,2 al 32 percettori ogni mille abitanti. “Anche le previsioni – commenta Claudia Mazzucchelli, segretaria generale UIL Marche – pur positive non ci possono vedere soddisfatti. Il Pil dopo la caduta dell’11% del 2020 è stimato in aumento del 4,4% per il 2021 e del 3,8% per il 2022 ma questi dati sono comunque sotto la media italiana e del Centro Italia. Idem per l’occupazione (+1,2% nel 2021 e +2,6% nel 2022) e per la spesa delle famiglie (+2,5% nel 2021 e +4,3% nel 2022)“. Per questo la Uil Marche rilancia sulla necessità di intervenire velocemente e con misure straordinarie. “In questo contesto dobbiamo ancora inquadrare quale strategia si è data la Regione Marche. Il confronto con le parti sociali è stato finora poco strutturato e non ha permesso di individuare, al di là dei titoli, il progetto complessivo che l’Amministrazione intende attuare per il rilancio economico e sociale del nostro territorio – aggiunge la segretaria Mazzucchelli – A nostro avviso occorre pensare a una Zona economica speciale con agevolazioni fiscali e semplificazioni amministrative visto che le Marche, già in difficoltà, rischiano di pagare ulteriore pegno in competitività verso le regioni vicine come ad esempio l’Abruzzo. Siamo di fronte a un bivio.
La Regione deve saper prendere la giusta strada investendo al meglio, secondo un progetto condiviso, le risorse europee previste per i nostri territori: fondi strutturali, Pnrr, Piano di rilancio delle aree sisma, Strategia per le aree interne. Dobbiamo pensare a una regione nel segno dell’innovazione, da coniugare con la grande tradizione manifatturiera marchigiana, dell’ambiente, della coesione sociale rendendo strategici settori spesso sviliti ma fondamentali come l’istruzione, la formazione e la ricerca e superare il gap infrastrutturale che vede le Marche tagliate dai grandi circuiti nazionali ed europei degli scambi commerciali”.